Urlando furiosa

A la guerre!

Ariosto ha lavorato al suo capolavoro per trentacinque anni, revisione, aggiunte e digressioni.
Io dopo la prima riga non so già più come andare avanti.
Sicuramente perché non sono un genio come Ariosto.
Oltre ad essere un genio lui aveva la sorte di essere uno scribacchino di corte, un lavoro che non amava molto.
Forse per questo che si rifugiava nelle sue fantasie scrivendo il suo Orlando.
Aveva bisogno di un sogno altro per poter esprimere i suoi pensieri e dar vita al suo immaginario che diversamente non avrebbe potuto esprimere.

Contraddizione d’artista comune ancora ai nostri tempi.
Mi sono ritrovata spesso alle prese con trasmissioni mainstream e desideri opposti che mi toglievano il sonno.
Così una notte mi ha svegliato lei: Urlando Furiosa.
Non mi ha svegliato furiosa, e neanche urlando, mi ha svegliato incalzandomi di richiami, ostinata come un martelletto, lei rintoccava nella mia testa ricordandomi che avevo perso la ragione per fare le cose, che avevo perso il senno.
Mi richiamava a me stessa.

Dal primo momento in cui l’ho sognata Urlando ha cominciato a vivere, e le nostre vite coincidono ma non alla perfezione ed è proprio in quella sottile e lieve imperfezione che lei gioca e prende vita, o forse la prendo io.
“À la guerre!”
À la guerre per cosa? Per quali cause? Mossa da quali ideali? C’è ancora qualcosa che ci unisce che non sia la terribile lotta contro il virus? C’è ancora un posto dove donne e uomini si alzano in piedi per far sentire la propria voce che non sia un’assemblea condominiale?
Da giovane me le segnavo tutte le date sul calendario, ero la paladina del 25 aprile, 1 maggio, 23 maggio, 19 luglio, 12 dicembre…celebravo più stragi che compleanni.

E adesso cosa sono quei giorni cerchiati? Il pagamento della tari? Il colloquio con i professori di mio figlio? Il ritorno miracoloso del ciclo? La prenotazione del tampone?
Dove sono finiti i miei compagni di battaglia? Quelli con cui occupavo le case, facevo controinformazione, urlavo in corteo “fantasia al potere”?
Stanno in una villetta bifamiliare nella Brianza, con tre figli, la suocera accanto, un cane preso durante la pandemia pur di uscire di casa, e la domenica pomeriggio avvolti nelle loro tute acetate con lo spiedino caldo di barbecue berciano “fantasia al podere”.
Eppure qualcosa mi dice che ha ragione Urlando, che mi sveglia ogni notte per invogliarmi ad uscire dal mio piccolo regno sicuro , che mi sprona a tentare l’impossibile perchè altrimenti sarà solo ciò che ci sembra possibile a tentare noi.

Se non abbiamo destrieri, montiamo in sella a biciclette.
Se non abbiamo armature, usciamo con il pigiama di flanella che incute più timore.
E non sappiamo se la ragione che ci sembra perduta la ritroveremo sulla Luna , come racconta Ariosto, non importa neanche se riusciremo mai ad arrivarci come fece Astolfo, ma tutti gli ostacoli e le peripezie che affronteremo di sicuro daranno forma alla nostra esistenza.
E se questo mio sentire fosse sbagliato? Non importa, e poi i paladini si sa, sono erranti per natura.
“À la guerre!”
Disse Urlando senza più voltarsi indietro.

  • Rita Pelusio

    Attrice e regista, nei suoi lavori con la drammaturgia di Domenico Ferrari utilizzano il linguaggio dell’arte comica per affrontare tematiche sociali e civili. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche. E’ amica di Radiopopolare con la quale si sveglia ogni mattina.

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    I paesaggi della Vacca Rendena è un presidio Slow Food tra l’omonima valle trentina che dà il nome alla razza e all’Altopiano di Asiago, in Veneto. Un animale molto adatto all’allevamento in montagna, tanto da avere anche il soprannome di bovino per la pace. Un appellativo dovuto alla capacità di questa vacca di adattarsi anche ai Balcani, dove, al termine della guerra nella ex Yugoslavia, era stata introdotta nella cooperazione per la ricostruzione. Il termine Equilibrio, come i prati stabili alpini, per Le parole dell’agroecologia del professore Stefano Bocchi dell’Università Statale di Milano. I prezzi dei fertilizzanti azotati sui mercati internazionali dopo il boicottaggio di quelli russi e bielorussi per la guerra all’Ucraina nelle Multinazionali del cibo, queste sconosciute di Andrea Di Stefano. La recensione del libro “9 miliardi di pasti a tavola” sull’agricoltura digitale nelle Storie Agroalimentari di Paolo Ambrosoni. Formaggi e territorialità. In Francia lo studio dei terroir è importante anche per le produzioni lattiero casearie di Samuel Cogliati Gorlier. Racconti di alcuni formaggi e loro alpeggi: zigher e fodom delle valli ladine delle Dolomiti, presidio Slow Food; il Tombea e le orchidee della Val Vestino, Lombardia orientale tra il Lago d’Idro e il Garda Bresciano; e il Bettelmatt dop della Piemontese Valdossola, al confine con il Vallese e il Canton Ticino. Per gli autori fuori porta, geografie e storia dei paesaggi lombardi del Teatro Franco Parenti, con il supporto della Regione Lombardia, due brani delle Georgiche di Virgilio, uno dedicato alle antiche coltivazioni di lino, un altro ai vigneti. Selezionati dall’agricoltore filologo Niccolò Reverdini, letti dall’attrice Anna Nogara nella Sala degli Arazzi del Castello Sforzesco di Milano, durante una messa in scena di Marco Rampoldi.

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