Il potere del canto. L’incontro con Yildiz, il nome è inventato, è stato possibile grazie a Sebben che siamo donne. E non è un caso. “Sebben che siamo donne paura non abbiamo”, dice uno dei più conosciuti canti popolari italiani. Ed è sentendo quel canto e provando a cantarlo che la strada dell’antropologa Yildiz si è incrociata con quella di Radio Popolare.
Università di Milano Bicocca, 20 luglio 2016, 14esima Conferenza dell’Associazione degli antropologi sociali: una delle attività previste per i partecipanti è un seminario di canto popolare italiano.
Yildiz si nota: intanto arriva dalla Turchia a pochi giorni dal tentativo di golpe contro Erdogan. Poi canta a memoria, senza bisogno del testo. Infine parla in italiano e si avvicina, alla fine del laboratorio per fare il complimento più bello che chi ama cantare si possa sentir dire: “Sono partita da Istanbul – dice – con il cuore pesante, con i vostri canti, avete alleggerito un po’ quel peso”.
Si chiacchiera, si passa una serata insieme, si scopre che è riuscita ad arrivare a Milano solo perché lavora all’estero, in un’università americana e quindi per lei non vale il divieto di espatrio in vigore per i docenti turchi. Vive negli Stati Uniti per parte dell’anno, in Turchia durante l’estate.
Alla fine ci si scambiano i contatti e Yildiz accetta di essere intervistata, una volta tornata a Istanbul. Ma da ricercatrice seria prima chiede un po’ di tempo, per osservare con i suoi occhi quello che sta succedendo.
“Sebben che siamo donne paura non abbiamo, abbiam delle belle buone lingue…” del canto italiano è questa la frase che a Yildiz è piaciuta di più. E allora eccola, la sua intervista. E’ da ascoltare “leggendo tra le righe”. Con una postilla che Yildiz fa a registratore spento: “Ricordatevi che la Turchia è fatta da tante persone, non da una sola. Non abbandonateci”.
Ascolta qui l’intervista a Yildiz