“Bisogna saper perdere. Sconfitte congiure e tradimenti da De Gasperi a Renzi” (ed. Bollati Boringhieri) è il titolo dell’ultimo saggio del giornalista e scrittore Filippo Maria Battaglia (con Paolo Volterra).
Va detto che mai libro fu più sarcasticamente opportuno, visti i tempi complessi in cui viviamo. Dall’infortunio Brexit, al ciclone Trump, al tormentato referendum italiano, sembra che la sconfitta sia ormai talmente indigesta per chi la subisce, da diventare un’onta insuperabile, che giustifica l’oblio di ogni fair play.
Ma davvero si tratta di un fenomeno recente?
Il libro di Battaglia analizza con grande acume (e una sana dose di ironia) la storia delle sconfitte e delle vittorie politiche italiane, dal secondo dopoguerra in poi.
Ecco dunque riapparire tanti potenti della nostra scena politica, depositari di voti e responsabilità, dispensatori di promesse e speranze, oltre che dotati di risorse economiche spesso copiose e di un altrettanto vasto ambito di potere.
Da Ferruccio Parri a Umberto II, da Berlusconi a Renzi, ciclicamente c’è chi invoca il “colpo di stato”, chi denuncia “brogli”, chi si vanta su Twitter o con gesti plateali, chi ostacola in ogni modo i successori, chi finge superiorità ma in realtà medita vendetta.
Insomma, saper perdere sembra assai più importante che saper vincere, e scoprire come il proprio politico del cuore (se se ne ha uno…) incassa una sonora sconfitta, rivela all’elettore molto più sul suo conto che il modo in cui sale in trionfo.
Filippo Maria Battaglia è stato ospite di Cult e ne ha parlato in diretta a Radio Popolare.
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