Per molti europei la musica country è roba solo per americani bianchi, quella dei “camicioni cappelloni saccoccioni” come ironizzava Alberto Sordi. Non è proprio così. Il country nasce alla fine degli anni Venti nelle zone rurali e montuose del centro degli States. Storie d’amore in chiave non urbana e racconti di povertà. Chitarre, banjo e mandolini. In pratica le stesse radici del blues.
Il business della musica country è stato inventato da Ralph Peer. Negli anni ’20 andò nel Sud degli Stati Uniti per trovare artisti che potessero competere con Bessie Smith, l’Imperatrice del Blues, una donna nera. Registrò un brano con Fiddlin’ John Carson, e il risultato fu la prima canzone country commerciale: The Little Old Log Cabin in the Lane. Peer divenne così l’inventore dell’ “hillbilly music” (musica da montanari), il nome con cui tutti chiamavano il country prima della Seconda guerra mondiale. In pratica Peer aveva scoperto che vendere dischi hillibilly ai bianchi, anziché race records al pubblico nero, era molto di più redditizio. E chi se ne frega se erano i musicisti neri a insegnare ai bianchi come gestire una band con strumenti a corda, bastava che i bianchi imparassero in fretta.
Se Beyoncè con il suo grammy ha espugnato il fortino dei maschi bianchi, non bisogna dimenticare le molte sorelle nere che le hanno dato una mano, lavorando sulla riscoperta delle origini di quella musica, Rihannon Giddens, una delle artiste di colore più impegnate in questa riscrittura, ha dichiarato che “Il concetto di musica country – un mito costruito da suprematisti bianchi – è stato elaborato con precisione perché diventasse una cosa da bianchi”. Yola, esuberante voce black di questo stile in fase di rinnovamento, è ancora più drastica: “Quello del ‘il blues dell’uomo bianco’ è un mito che fatica a sparire. È un bel mito di fondazione, e cancella molto di quello che ha davvero dato origine al genere”.
Con il suo successo Beyoncè consentirà la riscoperta di suoi bisnonni, cantanti black come Stovepipe No. 1, black singer di Cincinnati che nell’estate del 1924 incise una mezza dozzina di pezzi per il mercato musicale hillbilly di New York City riscuotendo un discreto successo. E lui è solo uno dei tanti desaparecidos della storia della country black music…