Il secondo viaggio in Palestina degli ascoltatori di Radio Popolare, che ho avuto il privilegio di accompagnare, è stato ricco di incontri importanti, di luoghi magici, di bambini delle scuole, di luoghi tremendi come i campi profughi, di villaggi beduini, di città che fanno parte del patrimonio culturale di tutti noi.
Il deserto con le sue mille sfumature e la sorprendente Battir con i suoi olivi, la sua ferrovia o meglio la non più sua ferrovia, i suoi resti archeologici invasi dalle piante, il suo straordinario sistema d’irrigazione e la sua cura meticolosa a educare a raccogliere i rifiuti.
Gerusalemme e la spianata delle Moschee, il muro del pianto, la chiesa del Santo Sepolcro, il Getzemani (frantoio d’olio), il monte degli olivi. L’incrocio delle religioni monoteiste e della storia.
Su tutto la rete delle colonie che dall’alto delle colline o nel centro delle città consumano passo passo terreno ai palestinesi.
Mustafà, che vive nel campo profughi di Betlemme, ci parla della fatica di vivere in continuo allarme per le possibili e frequenti incursioni dei militari israeliani, ci parla del centro che stanno ricostruendo per accogliere bambini e giovani del campo, ma anche dellaq necessità di abbattere i muri, quelli nella testa di ognuno e quelli di cemento che metro dopo metro stravolgono la vita, i progetti,i sogni, le case e i paesaggi.
La barriera di cemento eretta da Israele a Betlemme, è un vero e proprio museo a cielo aperto a disposizione degli artisti di street art di tutto il mondo.
Dopo aver toccato con mano gli effetti di muri, steccati e fili spinati e delle drammatiche ‘separazioni’ causate da queste barriere, abbiamo deciso ha deciso di lasciare un segno proprio sul muro di Betlemme.
Grazie alla “mano d’artista” di Enea Seregni, a tutti gli splendidi partecipanti e a Vento di Terra ONG – ViaggieMiraggi