
Che piazza sarà quella di oggi a Bologna?
Con buona pace di Lucio Dalla, la sua Piazza Grande oggi non sarà molto bella. E i suoi personaggi, briganti e senzatetto, amanti clandestini o mercanti, non ci troveranno spazio.
Monopolizzata, per un giorno, dai leghisti salviniani, potrà però raccontare molto sul futuro del centrodestra italiano.
Sgombriamo subito il campo da possibili equivoci: nonostante i toni entusiastici di Matteo Salvini, una volta saputo che anche Silvio Berlusconi avrebbe partecipato alla manifestazione, quella di oggi non sarà la piazza che sancirà la nascita del “fronte anti-Renzi”.
Non può essere così, perché le differenze tra Lega e Forza Italia sono molte, e profonde. La prima è ormai lanciata sull’onda dei populismi antieruopeisti, la seconda fa parte del gruppo dei popolari europei di Angela Merkel; la Lega continua l’affondo pressante nei confronti del governo, Forza Italia ha da relativamente poco abbandonato l’appoggio bipartisan al partito della nazione renziano, sebbene la rottura con l’ala verdiniana l’abbia riportata su posizioni squisitamente di opposizione.
Insomma, la piazza di oggi aiuterà certo a portare avanti un percorso unitario in vista delle amministrative, ma per quanto riguarda la sfida nazionale lascerà probabilmente il tempo che trova.
Le differenze tra i due sono testimoniate dai maldipancia forzisti, all’annuncio della partecipazione alla manifestazione bolognese del loro leader. Una parte del partito teme che la presenza di Berlusconi su quel palco possa rappresentare l’investitura ufficiale di Salvini a leader del centrodestra, e qualche consigliere-amico dell’ex Cavaliere come Giuliano Ferrara ha addirittura chiosato che la presenza di Berlusconi a Bologna rappresenta “la fine della parabola iniziata 20 anni fa”.
Ma Berlusconi non poteva non andarci, perché la sua assenza avrebbe rimarcato ulteriormente la sua progressiva messa in disparte nelle dinamiche politiche italiane.
Che piaccia o no, l’assenza di Berlusconi a Bologna avrebbe rappresentato uno strappo troppo grande per poter essere ricucito in breve tempo. E con le elezioni amministrative alle porte, di portata nazional-politica, sarebbe stato un clamoroso autogol.
Ecco allora la scelta di esserci, magari rispolverando sul palco quelle doti da istrionico affabulatore che di sicuro non ha perso. Berlusconi sa bene che nessuno come lui, nonostante stanchezza ed età, ha la capacità di incantare il popolo del centrodestra, e anche oggi proverà a farlo, magari togliendo in parte la scena al padrone di casa.
Che, dal canto suo, dal discorso di Berlusconi può aspettarsi due insidie, diametralmente opposte: un Silvio spumeggiante e applaudito lo metterebbe se non in disparte almeno sullo stesso piano; un Silvio fischiato dal popolo leghista, creerebbe qualche imbarazzo che rischia di inceppare il lavorio politico in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera.
Di sicuro la piazza bolognese che oggi si paleserà nella sua natura è una creatura tutta salviniana. È il leader leghista ad averla voluta, ad averla fatta crescere, ad averle addirittura cambiato nome (da “Blocca Italia” a “Liberiamoci e ripartiamo” per evitare la controffensiva di Renzi che aveva avuto gioco facile nel dire “loro bloccano il paese, noi lo facciamo andare avanti”).
Ed è Salvini che spera di uscire da quella piazza rafforzato dal calore del suo popolo che, se parteciperà numeroso, rafforzerà l’idea che la strada intrapresa dal segretario leghista, quella di trasformare il Carroccio da partito regionalista a movimento nazional-lepenista, sta dando i suoi frutti.
Senza però al momento pensare di poter impensierire il presidente del consiglio, o sperare di riuscire a liberarsene.