Beppe Sala aveva bisogno di un partito. Lo aveva detto un anno fa, a chi gli chiedeva della sua candidatura a un secondo mandato. E quel partito doveva essere il Pd in cui cambiano i segretari più che le politiche e lui non aveva un ruolo nemmeno come portabandiera di quel ambientalismo concreto a cui si candida da tempo, mentre la rete C40 lo metteva a capo della task force per la ripartenza post Covid delle 97 metropoli più importanti del mondo. Così in questi mesi, interlocuzione Beppe Sala l’ha trovata con i Verdi, soprattutto europei, che vincono in Francia come in Germania e mezzo continente, con sindaci pragmatici e competenti, attenti alle diseguaglianze sociali, ma non solo di sinistra. La sintesi di quello che in sindaco di Milano è o vorrebbe essere, a seconda dei giudizi. La cucitura è stata lunga. E poi Sala ha scelto, bruciando tutti sul tempo.
Lo ha spinto sicuramente la campagna elettorale allungata fino ad ottobre, dove i temi verdi sono al centro, visto che la destra lo attacca tutti i giorni sulle piste ciclabili e l’ambientalismo snob, mentre l’unico sfidante finora in campo lo accusa di parlare verde e cementificare la città. Ma quella di Sala non è una mossa solitaria. Tre giorni fa Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente, lasciando Leu ha fondato in parlamento “Facciamo Eco”, un nuovo gruppo verde-ecologista alla Camera con Alessandro Fusacchia di +europa e l’ex-ministro 5Stelle Lorenzo Fioramonti. I Verdi europei hanno salutato e benedetto l’operazione come poco fa hanno ringraziato il sindaco di Milano. E in questo momento sembra chiaro esserci un’operazione Europa verde in Italia che prova a determinare un nuovo campo ambientalista.
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