Una ruvida e appassionata dichiarazione d’amore a Belfast: così potremmo definire lo show trasversale “Greater Belfast” (in scena fino al 28 agosto al Traverse Theatre di Edimburgo, nell’ambito del Fringe Festival 2016), che unisce poesia, storytelling, musica pop e classica, con accompagnamento dal vivo di un quartetto d’archi femminile.
Tutto firmato e interpretato dal giovane musicista, poeta e drammaturgo Matt Regan, alias Little King, che da Belfast manca di qualche anno ma proprio per questo le ha dedicato un intenso e ironico tributo.
A partire dallo “sleech”, l’argilla viscida su cui è edificata la città, che ben rappresenta il sentimento di amore-odio che tanti figli di Belfast avvertono per la propria città, che Regan definisce “un bambino, che va nutrito e sorvegliato, perché possa diventare grande.”
Con humour e understatement, e spesso con vero e proprio sarcasmo, Regan ci guida con ritmo variabile fra ricordi d’infanzia e memorie di guerriglia raccontate dai padri, fra speranze vane e grandi aspettative, in una città inimitabile, nel bene e nel male.
Pezzi storici di band come gli Undertones o gli Stiff Little Fingers entrano a far parte della colonna sonora dello spettacolo, interamente eseguita dal vivo dal Cairn String Quartet.
Non è una conferenza-spettacolo e nemmeno una operazione nostalgica, questo strano spettacolo dalla faccia ingenua e dallo spirito ribelle: è poesia metropolitana e sfugge alla classificazioni. Per fortuna.
Ascolta un estratto dallo spettacolo “Greater Belfast” di Matt Regan