Bando alle coppie straniere che cercano madri surrogate in India. Lo ha deciso il governo di New Delhi, con una mossa destinata a colpire un’attività che negli ultimi anni ha costituito una fonte importante di introiti per il Paese.
Sono centinaia le coppie sterili che ogni anno arrivano in India per incontrare una donna che si offre per la gestazione e il parto. Cifre esatte non ce ne sono, ma la cosiddetta surrogacy industry rappresenta un volume d’affari pari ad almeno 9 miliardi di rupie (138 milioni di dollari), con una crescita del 20 per cento ogni anno.
La vastità del fenomeno, e il suo essere così redditizio, non hanno però cancellato le obiezioni di chi ritiene che l’“utero in affitto” sia una pratica che favorisce lo sfruttamento di donne indiane giovani e di umili condizioni.
In un affidavit consegnato alla Corte Suprema, il governo indiano afferma di “non appoggiare la surrogazione di maternità commerciale”. Secondo il governo, “soltanto le coppie indiane, e non più quelle straniere”, potranno accedere a questo tipo di servizio.
Il boom di madri surrogate in India si fonda anzitutto sulla presenza di un personale medico particolarmente specializzato, su una tecnologia poco costosa e su una legislazione che consente di “prendere in affitto” una donna, in cambio di una somma di denaro. Sono decine i “centri fertilità” nati in questi ultimi anni.
La decisione del governo indiano non è stata accolta con favore da tutti. C’è chi, come Nayana Patel, uno dei maggiori esperti indiani in tema di fertilità, dice che si tratta di una scelta che discrimina “gli stranieri disperati che arrivano in India alla ricerca di un bambino”. Ma c’è anche chi, come Ranjana Kumari, teme che la mossa possa “incrementare il mercato nero”, mettendo a rischio la salute delle donne.
La surrogazione di maternità è pienamente legale in alcuni Stati, tra cui la Russia e l’Ucraina, oltre che in otto Stati americani. In India, già nel 2012, il governo aveva proibito la surrogazione per coppie gay e singoli. Il costo complessivo della pratica, per una coppia, va dai 18 mila ai 30 mila dollari, di cui circa 8 mila vanno alla donna “in affitto”.