“Dietro la strage di Parigi c’è un filo di guerra che unisce gli ultimi 25 anni”.
Alessandro Colombo insegna Relazioni internazionali all’Università Statale di Milano. Studia da tempo le dinamiche belliche e recentemente ha pubblicato per Feltrinelli La grande trasformazione della guerra contemporanea. Commentando le reazioni di questi giorni alla strage di Parigi – durante il Microfono aperto – utilizza più volte termini come “impudenza” e “ipocrisia”: l’impudenza di dichiarare soltanto oggi “siamo in guerra”, l’ipocrisia di non connettere cioè che accade oggi a ciò che è accaduto negli ultimi decenni.
“La distinzione tra pace e guerra – spiega Colombo – si è andata progressivamente sfumando. La strage di Parigi avviene in un contesto nel quale possiamo, per molti versi, sentirci già in guerra da tempo: c’è guerra in Siria e in Medio Oriente, nello scacchiere mediorientale c’è guerra, di fatto, dal 1991”.
Le guerre asimmetriche moderne hanno le loro dinanimche. Per decifrarle è necessario comprenderne gli elementi. Il ragionamento di Colombo li ripercorre e prova a connetterli: dalla prima guerra del Golfo, al disinvestimento progressivo delle potenze occidentali sullo scacchiere mediorientale, fino al collasso attuale della regione, brodo di coltura di Isis. Un filo rosso che da Bagdad risale nel tempo agli ultimi giorni. E alla frase rivolta dal Presidente Hollande ai francesi all’indomani della strage: “Siamo in guerra”.
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