Le ansie dell’Europa non finiscono a Vienna. Sarebbe bello se la vittoria di misura di Van der Bellen potesse scacciare il pericolo dell’avanzata delle destre populiste e nazionaliste. Certo, ora domina la sensazione dello scampato pericolo. L’ultradestra anti-europea guidata da Norbert Hofer è stata sconfitta. Ma non è mai stata così forte. Gli eredi di Heider rappresentano metà del paese.
Solo un anno fa sarebbe stato impensabile. Un’estrema destra così forte da far paura e convocare in massa alle urne l’elettorato. Uno a zero, dunque, con un sussulto democratico. Ma siamo solo al primo tempo della partita dell’Europa contro i populismi. E il secondo tempo appare ancora più ostico e minaccioso. E guarda anzitutto alla Gran Bretagna. Manca meno di un mese al referendum sulla Brexit, la permanenza o l’uscita di Londra dall’Unione europea. E i venti che soffiano a Londra dicono che l’ipotesi Brexit non è impensabile.
Paura, rabbia, chiusura. Tre fantasmi si aggirano per l’Europa. E allungano le loro ombre anche su Parigi. Marine Le Pen, la leader del Front National, potrebbe essere la prossima presidente della repubblica? Non è più un’ipotesi di scuola. Come avverte il politologo francese Dominique Reynié, siamo alla fase dei populismi pronti a governare. L’estrema destra cresce e si alimenta delle paure: prima di tutte quella dei migranti.
L’Europa non è ancora riuscita a dare una risposta democratica, lungimirante, progressista alla sfida politica che le si è presentata. Ha risposto con i muri e i blocchi, proposte della destra, che così si trova a giocare in casa, sul proprio terreno. E infatti avanza. Il tutto dopo anni di recessione che hanno creato disoccupazione, emarginazione, disuguaglianze. Anche qui una risposta seria, lungimirante, non c’è stata. E la destra ne approfitta. Monta l’onda della paura, della rabbia, della chiusura in Europa. Ma in fondo, se ci pensiamo, è anche la cifra di Trump negli Stati Uniti, che vuole fare un muro con il Messico. Bene Van der Bellen, dunque, bene l’Austria, ma è una piccola vittoria di fronte a un’ansia gigantesca dell’Europa che deve ritrovare la propria identità.
Vi proponiamo la riflessione del politologo francese Yves Meny
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