Bullismo e cyberbullismo. Due fenomeni sociali gravi di cui sono vittima soprattutto minori. Si calcola che ne sono coinvolti almeno il 7 o l’8 per cento della popolazione scolastica. Ma non solo minori, come purtroppo si è riscontrato nel caso della donna che si è suicidata a Napoli, perché messa alla gogna sui social e su molti siti.
Da un anno giace in parlamento, approvata dal Senato, una legge per contrastare questo fenomeno. Il testo è arrivato alla Camera dei Deputati e dovrebbe essere approvata definitivamente martedì. Ci sono sei articoli e tra Senato e Camera si è ampliata, comprendendo anche lo stalking per via telematica e informatica, con pene da uno a sei anni.
Ma la legge prevede pochi articoli sanzionatori, tenta di definire soprattutto dal punto di vista legislativo un fenomeno che per ora è gestito dal Garante per la privacy e dai singoli social network, puntando a un piano di prevenzione ed educazione nelle scuole, con un ruolo di maggiore vigilanza da parte dei presidi e insegnanti.
Uno degli articoli più importanti prevede che la vittima possa chiedere immediatamente la cancellazione dei contenuti offensivi, ma se entro 24 ore questo non accade il Garante per la protezione dei dati può intervenire d’ufficio sul gestore, cancellando i contenuti.
Una legge che si muove su un doppio binario: la necessità di normare un fenomeno che coinvolge soprattutto i più fragili, i minori, e dall’altro lato però evitare un bavaglio alla rete, capire quando si tratta di censura di opinioni e della libertà di espressione. Ed è su questo aspetto che si sta discutendo alla Camera dei deputati.
Stefano Quintarelli è un esperto di informatica e deputato di Scelta Civica