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Arriva Draghi, ma non è vero che non abbiamo niente da metterci

DRAGHI E MATTARELLA recovery plan

In  questi giorni nei microfoni aperti e nelle interviste di Radio Popolare si sono ascoltate opinioni molto, molto diverse su Mario Draghi.

Ad esempio avete sentito economisti di sinistra come Varoufakis  e Brancaccio  esprimere pareri decisamente critici (per Varoufakis addirittura Draghi sarà solo un esecutore degli ordini della Troika), ma nelle stesse ore abbiamo mandato in onda le voci di altri economisti di sinistra – Pianta, Dosi, Marcon – che dicevano l’opposto e accoglievano con favore l’ex presidente Bce, come del resto ha fatto il segretario della Cgil Landini.

Lo stesso dibattito è avvenuto tra molte delle persone che ci seguono e ci telefonano: c’è chi si è detto “raggiante” per Draghi e chi voleva buttarsi dal cavalcavia per il suo probabile ingresso a Palazzo Chigi.

E ancora, lo stesso dibattito è quello che è abbiamo fatto qui in redazione, parlando tra di noi, in assemblea, lavoratrici e lavoratori di Rp.

La sinistra – non quella dei partiti, quella vera, quella nel Paese – è oggi divisa tra chi non si fida, chi invece si fida e chi addirittura si affida a Mario Draghi

Continueremo nei prossimi giorni il confronto aperto con la società, con i corpi intermedi, con chi ci ascolta e ci sostiene, trasmettendo diversi punti di vista.

Ma con alcuni punti fermi, con una cornice di certezze pur in mezzo a tanto dibattito.

La prima certezza è quella dell’assegno in bianco: che non va dato a nessun politico, a nessun potere. E in generale pensiamo non sia bene credere mai nel Salvatore della Patria, nell’uomo solo al comando che sistema tutto.

La seconda  certezza è quella del welfare, delle spaventose disuguaglianze del Paese, dell’inclusione sociale: ci sono delle decisioni che Draghi dovrà prendere presto su questi temi, anche per i provvedimenti in scadenza, e a questi appuntamenti lo aspettiamo, tra gli altri. Così come  a quelli che riguardano il precariato, la dignità del lavoro e dei salari.

La terza certezza è che la sinistra – quella vera, quella nel Paese – non deve oggi ancorarsi a una formula politica o una persona, ma alla solidità del proprio impianto valoriale: questione sociale, inclusione, equità, welfare, ambiente, parità di genere, antirazzismo, accoglienza. 

E sulla base di questo impianto giudicare qualsiasi politico, qualsiasi governo,  se necessario approvando e se necessario attaccando, senza temere il conflitto, chiunque sia al potere.

foto | ANSA

Brancaccio:

Pianta:

Dosi:

Marcon:

  • Autore articolo
    Alessandro Gilioli
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