Kayden era un ragazzo minuto, con i capelli corti e la faccia quasi sempre triste, almeno nei video che pubblicava in rete. Aveva 24 anni, la sindrome di Asperger – una forma di autismo – e altri disturbi psichici. Era transgender, Danielle per l’anagrafe.
Ad aiutarlo, oltre alla famiglia e agli amici, c’era anche un cane: Sansone. Un rottweiler addestrato a cercare di impedirgli di farsi del male, durante le sue crisi autolesionistiche. Vederlo è commovente: interviene, guaisce, lo lecca, si mette in mezzo con i suoi zamponi, tra quel corpo magro e quelle mani che picchiano, si picchiano, lo picchiano.
Kayden aveva fatto vedere a tutti cosa gli succedeva: si filmava e poi metteva i video su Youtube. In uno di questi chiedeva aiuto, piangendo. E denunciava cosa gli era successo: nell’agosto 2013 il servizio di assistenza ai disabili di Mesa – la cittadina dell’Arizona dove abitava – gli aveva comunicato che basta, non potevano più aiutarlo, che il suo sogno di andare al college poteva scordarselo.
Piangeva Kayden nei suoi video e forse piangeva anche quando, giovedì scorso, aveva un coltello in mano e cercava di farsi di nuovo del male. La polizia è entrata in casa sua, un appartamento vicino a quello dei genitori. Siamo stati costretti a sparare, hanno detto gli agenti, aveva un coltello in mano e ci minacciava.
A spiegare l’assurdità del gesto della polizia è stata la mamma di Kayden che ancora lo chiama Danielle e parla di sua figlia al femminile: hanno ucciso una ragazza autistica di 24 anni che non costituiva un pericolo per la comunità e che loro conoscevano bene: sapevano dei suoi problemi e delle sue capacità. E le hanno sparato.
Aggiornato l’8 febbraio alle 15.00