È il grande cavallo di battaglia su cui il governo Meloni ha concentrato annunci, centinaia di milioni di euro per i prossimi anni e una buona dose della ferocia di cui può essere capace. Da questa settimana i primi migranti soccorsi in mare dalle autorità italiane dovrebbero essere trasferiti verso il porto albanese di Schengjin e da lì rinchiusi nel centro di Gjader, al confine con il Montenegro.
Una struttura con 400 posti apre l’era delle detenzioni in un Paese straniero, fortemente voluta dalla destra, anche a costo di passare sopra le leggi e i diritti delle persone. Le procedure con cui verifiche e trasferimenti dovrebbero avvenire restano fumose, quando non sono illegittime. A essere portati in Albania dovrebbero essere i migranti, uomini adulti, che per l’Italia provengono da “Paesi sicuri”. Una definizione che però la Corte di giustizia europea ha già bocciato in molti casi, per esempio per chi viene da Tunisia, Egitto, Bangladesh. Una sentenza che può far saltare i piani del governo appena cominceranno a tradursi in realtà.
Alla destra però non importa. Del resto sono anni che, quando si parla di migranti, cerca di forzare la mano. Il caso Salvini-Open Arms è lì a ricordarlo. I sei anni di carcere chiesti dalla procura di Palermo per l’ex ministro dell’Interno e segretario leghista sono per “aver piegato le norme alla sua visione politica dei fenomeni migratori”, a spese di 147 naufraghi. Proprio alla fine di questa settimana, la Lega e i suoi sostenitori scenderanno in piazza, vicino al tribunale di Palermo, per ribadire quello chiamano “il diritto alla difesa dei confini nazionali”. I diritti delle persone, invece, sembrano venire dopo.