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Tratto dal podcast
Fino alle otto di ven 12/06 (terza parte)
Fino alle otto | 2020-06-12
Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri il ddl sul Family Act, che introduce una serie di misure per le famiglie: oltre all’assegno unico universale per tutti i figli, considerata la misura principale di sostegno alle famiglie, tra le altre prevede il contributo per le rette di nidi e materne, il sostegno al lavoro femminile, aumenta i giorni di congedo per i neopapà e ne introduce di nuovi.
Sara Milanese ne ha parlato con Elena Carnevali, deputata del Pd e capogruppo in commissione Sanità e Welfare a Fino Alle Otto.
La più importante delle misure del Family Act, cioè l’assegno unico, sarà in discussione alla Camera già lunedì, perché?
La discussione sulla legge sull’assegno unico e dote unica è alla Camera già da novembre 2019, è stato uno dei primi atti che il PD ha depositato in questa legislatura, era il giugno 2018. Dopodiché c’è stato il cambio di governo, l’incarico alla ministra Bonetti, che ha lavorato sul Family Act presentato ieri in CdM. Quindi il Family Act contiene anche questa misura dell’assegno unico universale, e dopo un periodo di sospensione, lunedì ricomincia il percorso alla camera, con l’analisi degli emendamenti. Speriamo di arrivare nel giro di una settimana ad approvarla. Per questo si era parlato di stralcio: questa parte del Family Act è già all’esame della Camera. Ci siamo portati avanti.
Quindi questa misura sarà sicuramente approvata prima, il pacchetto con le altre misure invece avrà tempi più lunghi. Tutte queste misure entreranno in vigore a partire dal 2021.
Sì, devo dire che io condivido molto lo schema adottato dalla Ministra, sono tra coloro che hanno sottoscritto la proposta dell’assegno unico universale, una misura che è necessaria perché è più equa, è strutturale, supera il meccanismo del bonus, e fa ordine rispetto alle misure previste al momento, superando anche le iniquità attuali; penso per esempio a chi è in condizione di incapienza e ai lavoratori autonomi che al momento non hanno accesso a tutti questi benefici. Questo è proprio uno degli obiettivi dell’assegno universale, che è inserito in un impianto di misure necessarie per il sostegno della famiglia, quelle relative ai congedi parentali, di paternità, quelle per incentivare il lavoro delle donne, l’ammortizzazione dei tempi e per incentivare il protagonismo giovanile…
Il Family Act è una misura strutturale perché figli e figlie vengano sostenuti, e la famiglia sia considerata come valore sociale.
L’assegno unico si rivolge a tutte le famiglie con figli fino ai 18 anni; per quanto da gennaio 2021 tutti i fondi previsti per le misure attualmente in vigore convergeranno su queste nuove, le coperture non basteranno.
È chiaro che nel momento in cui si estende la platea e si introducono delle premialità, a seconda delle condizioni economiche o del numero di figli o di eventuali disabilità, la disponibilità economica non è sufficiente a coprire. Faccio presente che stiamo parlando di una legge delega, che comprenderà poi i decreti attuativi e deve fare il suo percorso legislativo, ed è una legge delega anche quella che introduce l’assegno unico universale che è in discussione alla camera. Questo significa che la legge delega stabilisce i principi e che il Parlamento poi deve svolgere il suo ruolo. Faccio solo un esempio, relativamente all’età: la legge delega prevede l’assegno fino ai 18 anni, ma non è detto che l’iter non porti poi ad alzare questa soglia fino ai 21 anni. È chiaro che c’è un problema di coperture: se aumenti la platea, gli incapienti finalmente trovano una risposta, vengono incluse categorie di lavoratori prima escluse, se giustamente riteniamo di sostenere nuclei con persone con disabilità o quelli numerosi…servono più risorse, e questo sarà lo sforzo che dovremo fare per poi arrivare alla stesura dei decreti attuativi.
Questo pacchetto di misure sarà attivo non prima del 2021, nel frattempo però le famiglie fanno i conti ancora con la chiusura di scuole e asili e l’incertezza della riapertura a settembre. Pandemia e lockdown hanno messo in evidenza che le famiglie hanno bisogno di soldi ma anche di strutture e servizi.
Certo, la parte importante del Family Act ragiona anche in questi termini: servizi, flessibilità, congedi, tutto quello che serve perché questo diventi un paese “family friendly”, cioè amico delle famiglie. Queste misure sono già sperimentate in alcuni comuni, e stanno funzionando bene, quello che purtroppo non avevamo e che adesso c’è, è una misura strutturale, complementare e integrata che desse la possibilità non solo di sostenere figli e figlie, ma anche di consentire un sostegno alle donne. Noi sappiamo che dove c’è più occupazione femminile il tasso di denatalità è inferiore a quello che purtroppo registriamo nel nostro Paese.