L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione lancia un appello ai Parlamentari italiani, invitandoli a recarsi sulla nave Diciotti ormeggiata da giorni nel porto di Catania per raccogliere le storie e le denunce dei migranti “in stato di detenzione arbitrario“.
Gianfranco Schiavone ai microfoni di Radio Popolare: “La Corte europea dei diritti dell’uomo può intervenire e sbloccare la situazione, ci vogliono le denunce e le possono raccogliere i parlamentari che possono salire sulla nave“. L’intervista di Claudio Jampaglia a Giorni Migliori.
Ieri abbiamo cercato – e vorremmo cercare di farlo anche oggi – di chiedere ai Parlamentari che sono disponibili non solo di salire sulla nave per fare una giusta ispezione nell’ambito delle loro competenze, ma per aiutare la raccolta della documentazione delle procure necessarie perchè queste persone vengano messe in grado di difendersi. Questo è il problema. Queste persone sono tenute in stato di detenzione arbitraria, non possono neppure difendersi o dirlo a nessuna Corte e non possono contattare neanche un avvocato. Per fortuna la procedura prevista dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per i casi di estrema urgenze è una procedura semplificata che consente, anche in mancanza di un avvocato, a un Parlamentare di prendere delle procure in caso di manifestazione di volontà delle persone, così da poter attivare un ricorso d’urgente presso la stessa Corte europea dei diritti dell’uomo. Dobbiamo assolutamente fare in modo che questa situazione si sblocchi.
E questo è uno strumento legale molto efficiente.
È uno strumento che stavamo già provando ieri. E io faccio appello a Claudio Fava, visto che si trova proprio sul posto, ma anche ai Parlamentari che oggi si rendono disponibili per coordinarsi con noi che abbiamo già preparato tutto quello che serve. Ieri abbiamo provato tramite alcuni parlamentari di fare il ricorso d’urgenza, ma non è stato possibile. Questa è la strada per ripristinare lo Stato di diritto. Spero che qualcuno si faccia vivo. Non basta andare a vedere le cose, bisogna esercitare il proprio potere. Le norme internazionali, in particolare la Convenzione di Amburgo del 1979, prevedono che i salvataggi vengano effettuati nel modo più efficace possibile e quindi la procedure devono essere finalizzate a farlo nel minor tempo possibile. C’è un’organizzazione interna, che fa capo a un Ministero tendenzialmente non competente che eventualmente diventa competente in base a semplici questioni procedurali che non hanno nessun valore normativo, che invece di favorire l’attracco lo ostacola. Questo, lo ripeto, peggiora la posizione del Ministero dell’Interno.
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