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Antonio Scurati: “La mia generazione è giunta impreparata a questo dramma collettivo”

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Antonio Scurati

Lo scrittore Antonio Scurati, autore tra gli altri de “Il tempo migliore della nostra vita” e del più recente “M. Il figlio del secolo“, fa una riflessione sulla generazione dei nati tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 in Occidente e sui tanti privilegi che l’hanno fatta giungere impreparata alla situazione di emergenza che l’Italia sta vivendo in queste settimane insieme al resto del Mondo.

L’intervista di Barbara Sorrentini a Cult.

Sì, ho scritto sul Corriere Della Sera qualcosa che ho detto e ridetto più volte, ma che è sempre stato al centro della mia visione del nostro tempo e della nostra società.
Io e tutti quelli che sono nati tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 apparteniamo alla generazione più fortunata della storia dell’umanità. So che sembra un’affermazione forte e che può essere equivocata, ma nell’articolo ho precisato che quando dico “la più fortunata” non intendo dire la più felice. Anzi, penso che le generazioni che hanno vissuto la loro vita in maniera anche più drammatica, ma più disperatamente vitale, come la generazione delle Resistenza, probabilmente sono state anche più felici della nostra. Quando parlo di “fortunata” mi riferisco al fatto che chi è nato nell’Europa occidentale o nel Nord America nella seconda generazione dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale ha avuto la fortuna di appartenere a quel pezzetto di umanità che, dati alla mano, è stato il più ricco, il più agiato, il più longevo e il più nutrito rispetto a qualsiasi altro luogo del pianeta e a qualsiasi altra epoca della storia umana.
Certo, a livello individuale ci sono le sofferenze e i drammi, ma io parlo di noi come collettività. Questo ci ha sicuramente privilegiati dal punto di vista delle condizioni materiali della nostra esistenza, che hanno però portato con sé anche delle forme di penuria spirituale e morale che fanno sì che, quando giungiamo al momento della prova e del dramma collettivo, vi giungiamo del tutto immaturi e privi di quel sentimento tragico della vita che ha accompagnato per millenni le generazioni precedenti.

In questi giorni stava per essere ripubblicato il tuo libro “Il tempo migliore della nostra vita”, da cui poi sei partito con lo spunto per scrivere “M. Il figlio del secolo”. Sono disponibili anche in ebook?

Sì, sono entrambi disponibili in ebook. Avevamo pensato di riproporre “Il tempo migliore della nostra vita” in una nuova edizione perché, dopo l’enorme successo di “M. Il figlio del secolo”, tenevo particolarmente a far capire ai tantissimi lettori di “M.”, che magari non conoscevano i miei libri precedenti, che per me raccontare il fascismo attraverso i fascisti, come ho fatto in “M. Il figlio del secolo”, era il punto di arrivo di un percorso che passava prima attraverso il racconto del fascismo dal punto di vista degli antifascisti, come faccio ne “Il tempo migliore della nostra vita”.
Lì racconto la storia di Leone Ginzburg, straordinario antifascista che finì col pagare con la vita la sua inflessibile opposizione al fascismo nella dittatura. In questo libro decisi di accostare il racconto dell’uomo straordinario Ginzburg al racconto di uomini comuni che vissero negli stessi anni sotto la stessa dittatura e contro le stesse avversità, ma che non fecero di particolarmente straordinario. Questi uomini comuni sono i miei nonni, sia quello milanese che quello napoletano.
È una storia che, seppur con grandi differenze, parla ai nostri giorni. Come dice uno dei personaggi del libro, “la nostra generazione non si è potuta concedere un dramma interiore perché ha trovato il dramma esteriore della Storia pienamente dispiegato“.
La nostra generazione si è trovata nella situazione quasi opposta. Abbiamo vissuto per lo più di drammi interiori, perché il dramma esteriore a noi privilegiati dell’Occidente giungeva principalmente attraverso gli schermi della televisione e dei computer.
Ed ecco che invece in questi giorni siamo chiamati a misurarci con un dramma storico. Io spero che questo ci cambi. Quando sento dire che nulla sarà come prima e che dobbiamo cambiare le nostre abitudini, da un lato soffro come tutti, ma la parte più speranzosa di me lo vive anche come un auspicio. Finalmente forse saremo costretti a cambiare, lo dico pensando a tutte quelle forme di superficialità, ignavia e inerzia che le nostre abitudini di figli privilegiati di questo occidente hanno comportato. Quando usciremo dall’emergenza magari riusciremo a cambiare un po’ in meglio.

So che stai scrivendo il seguito di “M. Il figlio del secolo”. Cosa ci può dire?

Il seguito di “M.” racconta gli anni del regime, quando questi sedicenti rivoluzionari, dopo aver travolto il vecchio Mondo, arrivano nelle stanze del potere e si dedicano quasi esclusivamente all’esercizio del potere.

Foto di Greta Stella dalla pagina Facebook di Antonio Scurati

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    Il giorno delle locuste di venerdì 31/01/2025

    Italia a crescita zero. L'ISTAT ha pubblicato ieri i dati sulle stime preliminari del quarto trimestre del 2024, il fatturato dell'industria di novembre e l'occupazione. Una sequela di numeri che certificano la progressiva crisi dell'economia italiana. Il PIL del 2024 si chiuderà a +0,5%, la metà di quanto stimato dal governo e meno delle previsioni degli istituti internazionali. Unico elemento positivo è la ripresa dell'andamento dell'industria, confermato anche dal fatturato di novembre. Non è però detto che tutto questo venga confermato almeno nel primo semestre di quest'anno. La conferma arriva dal Consiglio Direttivo della BCE che prosegue nel taglio timido dei tassi, ampliando la divergenza con la FED che, sempre in settimana, ha deciso di non muovere l'andamento dell'economia. La conferenza stampa della governatrice Lagarde è stata quasi un match con i giornalisti che hanno tempestato di domande la presidente dell'Eurotower per capire eventuali indicazioni sulle scelte della Banca Centrale, ricevendo però sempre e solo risposte lapidarie: "È irrealistico tornare alle indicazioni prospettiche perché l'incertezza sta aumentando in questo momento". In questo contesto si inserisce la conferenza della presidente della Commissione VDL che ha presentato la "Bussola Competitività": 27 cartelle di scenario con molti rimandi a provvedimenti specifici che dovrebbero vedere la luce tra fine febbraio e il prossimo maggio. L'unica certezza è che, sotto la pressione di Germania, Italia e altri paesi e in vista delle elezioni tedesche, la Commissione è pronta a una frenata secca sul Green Deal. Per evitare la guerra ideologica dopo le dichiarazioni di Trump, si parte con la ridenominazione: ora si chiama Clean Industry. Poi, nascosto nel capitolo semplificazione, viene rinviato tutto il pacchetto di direttive destinate alla trasparenza nella conduzione delle attività economiche. Ci riferiamo al pacchetto CSDD, CRSD, tassonomia, veri e propri pilastri decisi dalla prima Commissione VDL e tutti approvati dal Parlamento Europeo che avrebbero dovuto entrare in vigore tra questo e il prossimo anno. Sicuramente i tecnici della Commissione non hanno tenuto sufficientemente in considerazione le difficoltà delle PMI ad adeguarsi a norme stringenti sulla trasparenza nella conduzione delle loro attività. Tra gli elementi nuovi della Bussola c'è sicuramente la proposta di revisione del CBAM, lo strumento base per difendere la manifattura europea dal dumping ambientale dei prodotti importati da altri continenti con impronta di carbonio molto negativa. Entro marzo la VDL annuncia il piano d'azione sull'automotive. Noi, grazie al lavoro di Roberto Romano per TheWashingNews.com, possiamo anticipare alcuni numeri delle analisi che saranno pubblicate integralmente tra una decina di giorni. Il Wall Street Journal ha fatto le pulci ai conti di Tesla, evidenziando che le vendite non vanno così bene, diversamente dai bonus energetici. Veniamo all'Italia, dove sono in corso due grandi partite che definiamo risiko bancario ma che in realtà sembrano sempre più una partita di potere economico-finanziario molto importante per i futuri assetti. Stiamo ovviamente parlando dell'assalto di MPS a Mediobanca e Unicredit a BPM, che si intreccia in larga parte e ruota sempre intorno all'istituto senese. In settimana il CDA di Mediobanca ha bocciato senza appello l'OPS di MPS, sostenendo che distrugge valore per gli azionisti di Piazzetta Cuccia. In realtà la partita ha come obiettivo strategico il controllo delle Generali e l'attore è e rimane Francesco Gaetano Caltagirone, quello che con la sua massima compiacenza è stato dipinto da alcune firme di punta del giornalismo l'ottavo re di Roma. Oggi l'AD di Generali imperversa sulle pagine economiche dei principali quotidiani e in particolare sulla Stampa, dove spiega la strategia dell'alleanza con la francese Natixis, oggetto della campagna sulla difesa del risparmio nazionale lanciata, guarda caso, dai quotidiani del gruppo Caltagirone. Sull'altra partita, oggi o al più tardi lunedì, Unicredit presenterà la notifica formale al governo relativa all'OPS su BPM. Da quel momento il MEF ha 45 giorni per dare una risposta e mettere eventuali paletti. Lontano dai riflettori c'è la battaglia sul cosiddetto Milleproroghe, che ogni anno diventa l'omnibuss dove le maggioranze parlamentari e tutti i governi buttano i provvedimenti che soddisfano le esigenze dei diversi interessi economici e territoriali. È così che, per esempio, c'è battaglia sulle concessioni idroelettriche. Un asse FI, PD, IV punta a imporre un rinvio sino a fine anno. Questa è stata però la settimana del clamoroso sequestro da 46 milioni ai danni della multinazionale FedEx. È solo l'ultimo atto della Procura di Milano sul sistema malato cresciuto nel comparto della logistica. Negli ultimi tre anni i magistrati milanesi hanno recuperato 552 milioni tra imposte e contributi evasi. Uno dei nodi è il mancato recepimento del regolamento UE 1055 del 2022. L'attenzione è tutta puntata sulla mossa di DeepSeek, che è stata bloccata per ora dall'AGCOM, ma nella battaglia sull'IA per i consumatori potrebbe emergere come vincitrice la Apple, secondo un'analisi pubblicata oggi dall'FT. Dazi minacciati su tutto, ma ci saranno e dove ogni giorno cambia il panorama. Meta pagherà 25 milioni di dollari a Trump per aver cancellato il suo account.

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