Una bomba devastante, nel salone centrale della Banca Nazionale dell’Agricoltura, un venerdì pomeriggio con la banca ancora piena. 17 i morti, 84 i feriti. Alle 16.37 del 12 dicembre 1969 l’attentato di piazza Fontana inanugurava la stagione della ‘strategia della tensione‘.
Quarantasette anni e molti processi dopo, i colpevoli non hanno nome e nessuno è stato condannato, sebbene l’ultima sentenza confermata nel 2005 dalla Cassazione spieghi come l’ambito in cui la Strage è maturata sia quello dell’estremismo nero veneto, guidato in quegli anni da Franco Freda e Giovanni Ventura. Le prove a loro carico, però, sono arrivate troppo tardi, quando un precedente processo li aveva già mandati assolti.
Se qualche spiraglio per riaprire una nuova inchiesta è arrivato di recente dalle condanne per la strage ‘sorella’ di piazza della Loggia a Brescia, i famigliari delle vittime sanno bene che ad oggi la Strage di piazza Fontana è una vicenda consegnata ai libri di Storia, e chissà mai se i ragazzi li leggeranno.
Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione, ci racconta come si svolgeranno le commemorazioni nella giornata di oggi e spiega come sarà possibile trasmettere la memoria di ciò che è stato alle generazioni future.
Ascolta l’intervista di Lorenza Ghidini e Massimo Alberti a Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Familiari delle Vittime della strage di piazza Fontana