Lui giura di avercela messa tutta per non essere invadente e stare un po’ in disparte. Ma chiunque lo conosca bene può dirlo senza offesa, che quando Francesco De Gregori canta alcune canzoni di Bob Dylan crea una continuità poetica che non lascia margine di dubbio sulle affinità elettive che legano i due cantautori. Parole che ritornano, frasi figurate e metafore che prendono colore nel nuovo cd De Gregori canta Bob Dylan. Sono “spie linguistiche che si appoggiano al suono” trasformando le cover di Dylan riviste da De Gregori inconfondibilmente sue. Non a caso il titolo è Amore e furto e non c’è da stupirsi se nei testi si sente parlare di Titanic e di pezzi di vetro: “Che c’è di strano, non sono certo l’unico a utilizzare questi concetti”.
Di passaggio a Milano, prima tappa del suo Instore Tour nelle Librerie Feltrinelli per presentare l’album e prima dei concerti nei teatri previsti nella primavera del 2016, il cantautore romano si è concesso per più di un’ora ai giornalisti spiegando il suo amore per Bob Dylan fin da quando era un ragazzino, le affinità sonore e come nascono le sue canzoni.
Con pignoleria tecnica e chiarezza disarmante, De Gregori ha rivelato i retroscena di un lavoro affascinante come quello di scrivere canzoni e la difficoltà di tradurre un artista della parola e della musica come Dylan.
Nel quarantennale di Rimmel, portato in concerto con altri musicisti che dei suoi pezzi hanno eseguito cover creative, De Gregori è sereno e spiritoso e dichiara di non aver usato Bob Dylan come pretesto per dire quello che voleva lui, “perchè se voglio dire qualcosa scrivo una canzone”.
Ascoltare per credere.