
Negli anni sessanta-settanta la Turchia ha sviluppato un grosso filone di musica giovanile che ha fatto tesoro della lezione del rock e della psichedelia in Europa e negli Stati Uniti: in Turchia questo filone non solo si è nutrito intelligentemente di cultura musicale locale, ma ha anche mostrato una sensibilità tutta sua nell’appropriazione degli elementi che prendeva dall’occidente, e gli esiti sono stati estremamente originali: al punto che certo rock e psichedelia turchi sono diventati un riferimento anche per musicisti rock di altre parti del mondo, che a loro volta ne hanno declinato e rielaborato i tratti caratteristici. Il bassista olandese Jasper Verhulst era già al corrente della musica turca e del pop-rock turco, ma poi un viaggio a Istanbul col gruppo con cui suonava aveva fatto il resto: Verhulst aveva avuto l’occasione di scoprire altre cose di cui non sapeva e di approfondire la sua conoscenza della scena turca, e come risultato di questa passione nel 2016 ha dato vita in Olanda a una formazione improntata al rock anatolico, Altin Gün, che in turco sta per “giorno d’oro”. Dopo avere rodato la formula in qualcosa come duecento concerti, nel 2018 Altin Gün ha pubblicato il suo primo album: nel frattempo la discografia di Altin Gün si è arricchita di altri tre album, due dei quali pubblicati dalla Glitterbeat, etichetta di world music assai vivace e fra l’altro molto attenta alla musica turca dei nostri giorni. Adesso la Glitterbeat è in procinto di pubblicare il quinto album di Altin Gün, Aşk, che in turco significa “amore”: in considerazione della difficile situazione che la Turchia sta vivendo dopo il terremoto, l’uscita è stata posticipata di qualche settimana, ed è adesso prevista per fine marzo.
I due ultimi album di Altin Gün, pubblicati nel 2021 e allestiti in casa durante il lockdown, rendevano omaggio al pop elettronico degli anni ottanta e novanta: Aşk segna invece il ritorno di Altin Gün al rock anatolico degli anni settanta che improntava i primi due album. E anzi tutti e dieci i brani di Aşk sono riletture di vecchi brani tradizionali del patrimonio folk turco: canzoni che sono state riprese tante volte, ma – tranne che una – mai proposte in versioni pop-rock-psichedeliche. A coronamento di questa scelta stilistica, Altin Gün ha voluto realizzare il disco con un approccio da album live, e anche utilizzare apparecchiature e tecniche di registrazione vintage.
Fa effetto ritrovare immediatamente l’inconfondibile sapore del pop-rock turco, se si pensa che Altin Gün è un gruppo di Amsterdam, che il leader è olandese e che solo due dei sei membri della formazione hanno origini in Turchia: il vocalist Ecevit Yildiz è nato in Olanda da genitori turchi, mentre solo la cantante Merve Daşdemir è nata in Turchia, a Istanbul. Ma da tempo nella world music assistiamo al fenomeno non delle banali imitazioni, ma dell’adozione creativa di altre identità musicali: basti pensare che oggi alcuni dei migliori gruppi di musica etiopica moderna non sono etiopici. Un fenomeno che non manca di porre delle questioni interessanti riguardo al concetto di “autenticità”.