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14 morti. Identificati i due sospetti uccisi

Sono stati identificati i due sospetti autori della strage all’Inland Regional Services di San Bernardino, un centro per disabili, dove sono state uccise 14 persone. I feriti sono 17.

Si tratta di Syed Farook, un cittadino statunitense di 28 anni, e Tashfeen Malik, 27 anni. Sono morti entrambi dopo uno scontro a fuoco con la polizia, che si è concentrata con almeno venti macchine in un quartiere residenziale, Redlands, dove è stato avvistato il SUV con cui i sospetti avevano lasciato il luogo della strage.

Farook e la Malik disponevano di un totale di quattro armi da fuoco, di cui due fucili d’assalto e due pistole semi-automatiche.

Non è chiaro se fossero marito e moglie o partners. Farook era nato il 14 giugno 1987. Non si sa se la donna fosse di nazionalità statunitense.

Una terza persona, un uomo, è stato arrestato sul luogo della sparatoria. La polizia dice di essere comunque certa che i responsabili diretti del massacro siano soltanto due.

In questi momenti è anche in corso una perquisizione in una abitazione di Redlands dove viveva Farook.

L’FBI, attraverso un suo portavoce, David Bowdich, ha detto che è ancora troppo presto per parlare di un atto di terrorismo: “Non sono ancora in grado di poter dire che lo sappiamo per certo – ha detto Bowdich – E’ una possibilità ma non lo sappiamo per certo e non vogliamo dirlo”.

La sparatoria nell’Inland Regional Sevices è iniziata alle 11 del mattino. Nella struttura era in corso una festa di Natale o un incontro per la festa di Natale. Secondo alcune testimonianze Syed Farook, impiegato nell’enviromental health team da cinque anni, avrebbe lasciato il centro dopo un alterco, per poi tornare con la Malik e cominciare a sparare.

Ai primi colpi di arma da fuoco, diversi uffici del governo sono stati chiusi. Chiusi molti negozi e centri commerciali nell’area, e anche una scuola.

Molte persone, per salvarsi, si sono barricate negli uffici, in attesa dell’arrivo della polizia, che ha circondato l’area nel giro di 15 minuti. I superstiti sono stati poi fatti uscire dalla struttura e condotti via con dei pullman gialli, di quelli usati per i servizi scolastici.

Prima di fuggire, i due hanno lasciato sul luogo del massacro tre ordigni esplosivi, che sono stati fatti detonare dalla polizia.

Secondo il capo della polizia di San Bernardino, Jarrod Burguan, “sulla base di quello che abbiamo visto e di come erano equipaggiati, possiamo dire che c’è stato un certo grado di preparazione. Non penso che abbiano afferrato quel tipo di armi nella furia del momento”.

Nelle ore successive alla strage ha parlato il cognato di Farook, Farhan Khan. A una conferenza stampa negli uffici della sezione della California meridionale del Council on American-Islamic Relations, Khan ha detto di “essere molto triste per le persone che hanno pero le loro vite. Sono in stato di shock per quanto successo”.

L’episodio di San Bernardino è il massacro più sanguinoso della recente storia americana, dopo quello di Sandy Crook.

Barack Obama ha parlato dell’episodio durante un’intervista registrata con CBS News. Ha detto che “ci sono troppi omicidi di massa negli Stati Uniti, numeri che non hanno l’eguale al mondo”. Il presidente, in più di un’occasione, ha detto che il mancato passaggio di una legge per il controllo delle armi da fuoco “è il più grande rimpianto della mia presidenza”.

Ha parlato anche Nancy Pelosi, ex-speaker della Camera e deputata della California. “Quando è troppo è troppo”, ha detto la Pelosi, che ha aggiunto che “il Congresso ha la responsabilità morale di agire in tema di controllo delle armi”.

L’ultima volta che il Congresso ha votato sul gun control è stato nell’aprile 2013, poco dopo il massacro di Sandy Hook, in Connecticut, dove un ragazzo armato uccise 26 persone, tra cui 20 bambini.

Allora un progetto di legge sponsorizzato dalla senatrice Dianne Feinstein, e appoggiato da Barack Obama, che prevedeva maggiori controlli su vendita e uso delle armi, fu bloccato e infine venne abbandonato per l’opposizione strenua dei repubblicani.

Quello di San Bernardino è il 355esimo episodio di sparatoria di massa negli Stati Uniti in un anno.

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    Redazione
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    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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    Una trasmissione settimanale  a cura di Anaïs Poirot-Gorse con in regia Nicola Mogno. Una trasmissione nata su Shareradio, webradio metropolitana milanese che cerca di ridare un spazio di parola a tutti i ragazzi dei centri di aggregazione giovanili di Milano con cui svolgiamo regolarmente laboratori radiofonici.

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    Anche in questa puntata parliamo di qualcosa che ha a che fare con la cultura enogastronomica, ma anche, molto, con la musica. Per la prima volta il caro Max Casacci (già colonna dei Subsonica) è stato ospite di un nostro programma non prettamente musicale, per raccontare il terzo episodio del suo progetto "Eartphonia", che lo ha portato in Franciacorta per "Through the grapevine", realizzato con i suoni del vino; suoni e rumori catturati nelle cantine dell'azienda vitivinicola Bersi Serlini Franciacorta. A cura di Niccolò Vecchia

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