La società immobiliare Coima propone alle università milanesi di diventare socie di un nuovo fondo speculativo per mettere le mani sul mercato degli alloggi universitari con la benedizione anche del pubblico. Alcune università hanno già detto di sì: progetto pilota il Villaggio olimpico di Porta Romana a Milano.
Per gli studenti universitari di Milano è pronto un bel pacco regalo che si chiama Fondo Student Housing, promotore Coima, la protagonista di tante operazioni milanesi che capitalizza 9 miliardi di euro in città. Progetto pilota: il villaggio olimpico in costruzione da qualche mese sull’area dell’ex scalo ferroviario di Porta Romana che finite le gare diventerà campus universitario da 1.700 posti letto.
La proposta che Coima sta facendo alle università è quella di sottoscrivere una quota simbolica pari a 100.000 euro del fondo, in cambio di priorità nell’assegnazione dei letti, pro quota, di far parte di un comitato di indirizzo senza alcun potere sulla gestione del fondo e di incassarne i rendimenti, sempre pro quota. Gli alloggi universitari poi saranno a prezzi di mercato tranne un 10% calmierato che non si sa cosa voglia dire visto che l’assessore Maran qualche giorno fa metteva in guardia da cifre attorno ai 600 euro al mese per un posto letto e le tabelle in nostro possesso confermano che questo è il livello.
Sono questi i prezzi calmierati o piuttosto prezzi che contribuiscono a tenere alto il mercato? Il Comune ha qualcosa da dire o ha già approvato queste cifre?
Politecnico, Statale e Bicocca hanno la proposta sul tavolo e ne stanno discutendo anche se il collegio dei revisori dell’università degli studi avrebbe espresso forti dubbi sulla delibera visto che le università pubbliche hanno dei grossi limiti a sottoscrivere investimenti finanziari. Le Università private invece dovrebbero già esserci. Il fondo dovrebbe essere presentato a giugno quando le linee per partecipare ai bandi del PNRR per 670 milioni di euro saranno chiari.
Per Coima è un grande affare avere come socie le università per raccogliere capitale anche in loro nome e fare business sulle residenze, è il suo mestiere. Appare invece meno chiaro perché le università per di più pubbliche partecipino ad operazioni immobiliari da cui non hanno quasi vantaggi e che rischiano di aggravare il problema del caro affitti, invece che mitigarlo. Oltre a minare la fiducia degli studenti e delle loro famiglie.
Lasciando al mercato la definizione di affitto sociale o calmierato, il pubblico perde la sua funzione e la politica il suo senso (a meno di pensare di essere stati eletti per far funzionare meglio proprio il mercato). Domani c’è un tavolo tra università e comune, e vorremo sapere se la soluzione sul tavolo anche per il Comune sono operazioni come questa di Coima che servono chiaramente agli immobiliaristi e poco a niente agli studenti meritevoli e bisognosi.