Si era detto che la vittoria sarebbe stata di stretta misura. E così è stato.
Alexander Van der Bellen 50,3%, Norbert Hofer 49,7%. E’ questo il risultato finale del ballottaggio presidenziale austriaco, annunciato ieri pomeriggio al termine di due giorni di scrutinio in cui non sono mancate le sorprese. A separare vincitore e sconfitto solo 31 mila voti. Decisivi sono stati quelli postali, che hanno ribaltato i risultati provvisori di domenica, in cui era invece avanti Hofer, candidato dell’Fpoe.
A Van der Bellen sono arrivati molti messaggi di congratulazioni. Nelle cancellerie europee la sua elezione è stata accolta con sollievo per lo scampato pericolo di avere un esponente di estrema destra alla presidenza di un Paese dell’UE.
Quella che esce dal voto del 23 maggio è però anche l’immagine di un Paese diviso in due. Sarà, questa, la prima sfida per Van der Bellen: lasciare alle spalle le tensioni, le divisioni di questi mesi di campagna elettorale. “Sarò il presidente di tutti gli austriaci e le austriache”, ha detto nella sua prima dichiarazione alla stampa, rimarcando come entrambe le metà sono alla pari ed egualmente importanti, perché assieme costituiscono l’Austria.
“Si può coesistere insieme anche con tutte le diversità”, ha sottolineato. Van der Bellen punta a convincere ora anche chi ha votato dall’altra parte, per Norbert Hofer, il quale ieri ha ammesso la sconfitta già prima dell’ufficializzazione dei risultati.
Che il nuovo presidente riesca a “ri-unire” i Paese è anche l’aspettativa di parecchi dei sostenitori di Van der Bellen che ieri sera si sono ritrovati in piazza al Museumsquartier, nel centro di Vienna. Una festa informale, organizzata praticamente a tempo zero per, soprattutto, stare insieme e lasciare andare, ora sì, le emozioni dopo tanta attesa e tensione. C’è il sollievo per l’aver evitato la vittoria della destra, la gioia perché un Verde sarà il prossimo inquilino del palazzo presidenziale. Ma anche la consapevolezza che metà del Paese ha votato in un’altra direzione.
Quella metà alla quale, dice una ragazza, bisogna ora tendere la mano e dire: lavoriamo assieme per il nostro Paese.