La presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde ha detto di essere legittimata ad andare avanti dopo la decadenza dichiarata dalla Corte d’Appello per irregolarità nella comunicazione dei finanziamenti elettorali per 40mila Euro. Una legittimazione, dice, che le arriva da Conte e Schlein, sentiti al telefono. Le ore però passano e Conte e Schlein rimangono in silenzio. Un silenzio imbarazzato si può immaginare, soprattutto da parte di Conte.
Il Movimento 5 Stelle è il fustigatore dei costumi di tutti e quello che sta accadendo in Sardegna crea un problema politico. Autosilurarsi non è possibile, ma nemmeno attaccare i giudici si può. Meglio tacere e sperare che la tempesta si plachi, che la destra non affondi troppo il coltello, che i ricorsi abbiano buon fine. In altri tempi, se fosse stato un altro partito a essere coinvolto, i 5 Stelle avrebbero fatto fuoco e fiamme.
Il Pd tiene un profilo basso, bassissimo per una ragione diversa: la Sardegna è la sola vittoria che si possa davvero attribuire al “campo largo”, formula fortissimamente voluta da Elly Schlein che continua a dichiararsi “ostinatamente unitaria”. Una vittoria ottenuta per una manciata di voti che ha dato ossigeno a una formula per il resto fino a qui non brlillante. Se cadesse Cagliari, sarebbe una mazzata che metterebbe a seria prova una alleanza già estremamente precaria. La strategia in queste ore è la sola possibile: silenzio da Roma, mentre si mandano avanti i rappresentanti locali del centrosinistra a difendere l’operato della Presidente. Aspettando che passi.