Sono saliti a 60 metri di altezza per chiedere lo sblocco di una trattativa troppo lunga. Siamo a Portovesme, in Sardegna, in provincia di Carbonia-Iglesias. I segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm si sono arrampicati su un silos dello stabilimento ex Alcoa nella notte tra domenica 20 e lunedì 21 marzo.
“Stiamo bene – ci ha detto al telefono uno dei tre, Rino Barca, che fa parte della Cisl di categoria. – Siamo quassù perché non vediamo prospettive né sul breve né sul medio periodo. Oggi i lavoratori interessati sono soprattutto quelli dell’indotto, che hanno già perso gli ammortizzatori sociali, ma tra qualche mese lo stesso succederà ai dipendenti diretti. In tutto le persone coinvolte sono più di tremila“. La zona della regione è una delle più povere d’Italia.
Barca ricorda che l’impianto è fermo da più di tre anni e accusa soprattutto il governo, “che non ha ancora sciolto i nodi legati alla questione energetica. Eppure lo stabilimento dell’alluminio è stato dichiarato strategico più volte”. La multinazionale Glencore sta negoziando l’acquisto da molti mesi, “ma chiede condizioni favorevoli di uso dell’energia. Su questo non ha ancora ottenuto garanzie”.
Il sindacalista dice che non sa quanto continuerà questa forma di protesta. “Il tempo è quello che serve per rassicurare le famiglie e poter dire che si riavrà un minimo di dignità. Quando è venuto in Sardegna, nel maggio 2015, Renzi ci ha promesso un intervento. È passato quasi un anno e la soluzione non si vede”. Ai piedi del silos si è formato un presidio di solidarietà.