Tra i principali ostacoli alla tenuta del cessate il fuoco in Siria c’è la richiesta americana ai gruppi ribelli di prendere le distanze da Jabath Fateh al-Sham, ex al-Nusra, fino allo scorso luglio braccio siriano di al-Qaida. Jabath Fateh al-Sham è considerata un’organizzazione terroristica, non solo dalla Russia ma anche da Europa e Stati Uniti. Proprio per questo, come in passato, è stata esclusa dalla tregua. Anzi, se il cessate il fuoco dovesse tenere, russi e americani dovrebbero colpirla in raid congiunti.
Dove sta il problema? Nel fatto che nelle zone controllate dall’opposizione Jabath Fateh al-Sham ha una presenza importante. Nelle battaglie contro il regime i suoi uomini sono sempre i più preparati. In questi giorni alcuni ribelli siriani hanno detto che è impossibile prendere le distanze da questo gruppo. “Siamo nella stessa trincea, abbiamo un nemico comune”.
Come è già successo in altre guerre, l’Occidente si trova di fronte a un bel dilemma. Come definire un’organizzazione terroristica? Nel fare questo bisogna tenere in considerazione il contesto, anche il contesto sociale, nel quale questo gruppo è nato e si è sviluppato? Nel rispondere a queste domande i governi occidentali e l’opinione pubblica tendono a dimenticarsi che il radicalismo è spesso il prodotto stesso della guerra e che molte volte nasce, anche se non sempre come dimostra il caso dell’ISIS, all’interno delle stesse società che sono teatro di una guerra civile. Rimuovere le cause della guerra siriana sarebbe un ottimo strumento per togliere ossigeno ai gruppi radicali che sono nati in questi anni in Siria. Ma questo, sappiamo, è troppo complicato.
La roccaforte di Jabath Fateh al-Sham è la provincia di Idlib, nel nord-ovest della Siria. Per capire qualcosa di più di questa questione abbiamo deciso di parlare con un cittadino siriano, Nour Hallak, che vive e lavora proprio in quella regione.
La gente è ottimista sulla tenuta della tregua?
La gente non crede nell’efficacia di un cessate il fuoco come questo, dice che il regime e l’aviazione russa continueranno a colpire quelli che loro chiamano “terroristi”. Quando Lavrov, il ministro degli esteri di Mosca, dice che non bombarderanno le zone dell’opposizione ma continueranno a bombardare i terroristi, la traduzione pratica è che sarà tutto come prima. Qui nella provincia di Idlib, per esempio, al-Nusra, ora Jabath Fateh al-Sham, ha accesso a tutto il territorio, è presente su tutto il territorio. Colpire i suoi miliziani vuol dire colpire chiunque.
Questo e’ un punto molto delicato. La comunità internazionale è molto sensibile alle azioni di gruppi come Jabath Fateh al-Sham. Qual è il legame con gli altri gruppi ribelli? E’ possibile, come chiedono gli americani alle altre milizie, separarsi da questo gruppo?
È impossibile distinguere. Tutti i gruppi ribelli hanno un unico obiettivo, far cadere il regime. Chiunque combatta contro il regime è dalla stessa parte, compresa al-Nusra che fa la guerra ad Assad non ai siriani. All’inizio anche l’ISIS diceva che avrebbe combattuto contro il regime, e infatti la gente era contenta ci fossero altre milizie in grado di combattere l’esercito di Damasco. Poi le cose sono cambiate e l’ISIS ha mostrato la sua vera natura e la gente lo ha isolato, non lo ha più appoggiato. L’80% dei miliziani di al-Nusra o Jabath Fateh al-Sham arriva dalla Siria, sono cittadini siriani. Questa è una differenza importante rispetto allo Stato Islamico, dove ci sono molti combattenti stranieri.
Ma la gente cosa dice di al-Nusra? Gli piace, non gli piace, è indifferente, è preoccupata? Qual è il legame tre la società e l’organizzazione armata?
Nella maggior parte dei casi, proprio per quello che dicevo prima, i siriani accettano al-Nusra. So che dal vostro punto di vista le cose appaiono in altro modo, ma per quello che vedo io, e mi riferisco alle zone sotto il controllo dell’opposizione, la gente non ha alcun problema con questa organizzazione. Certo, chi ha più sensibilità, chi ha capacità di analisi, tende a essere critico nei confronti del progetto politico futuro di al-Nusra. Io, per esempio, in questo momento non ho alcun problema con loro, perché combattono la nostra stessa battaglia, ho invece grossi problemi se penso al futuro, ma non al punto da fargli la guerra. Questo vale per i siriani di religione islamica, non per chi segue un altro credo. Ma per noi è così.
Quindi viene accettata perché e’ funzionale a combattere Assad…
Esatto, e poi sul campo di battaglia rimangono i più forti, i più efficaci. E questo è legato alla loro fede religiosa. Combattono perché sono convinti di fare la cosa giusta anche secondo la religione islamica. Non hanno paura di morire, sono convinti che andranno in paradiso…
Anche tu non consideri Jabath Fateh al-Sham un’organizzazione terroristica?
No. Cosa vuol dire essere un terrorista? Vuol dire uccidere senza motivo, senza una giusta causa. Prendiamo gli Stati Uniti in Iraq. Hanno provocato la morte di centinaia di migliaia di persone, tra cui molti civili. Il mondo li considera dei terroristi? No. Oppure i russi in Afghanistan, stesso discorso. In questa prospettiva, a mio parere, i miliziani di al-Nusra non sono terroristi. Io credo che l’ISIS sia un gruppo terroristico, credo che gli Hezbollah libanesi, che combattono con Assad, siano dei terroristi, ma al-Nusra, almeno finora, dal mio punto di vista, non è un gruppo terroristico.
La provincia di Idlib è stata la prima provincia siriana a cadere sotto il pieno controllo dell’opposizione. C’e’ fiducia nei confronti degli Stati Uniti che sono uno dei principali sponsor dell’opposizione?
Posso tranquillamente dire che la gente non si fida più in alcun modo degli americani, o meglio del Governo americano. Non ha fatto nulla per aiutare il popolo siriano durante la guerra.