Non sono tanti, un centinaio, comunque molti di piu degli altri anni, stavolta hanno riportato i labari e le bandiere e hanno pure un amplificatore per i discorsi dall’altare. È un po difettoso, la voce salta, tra questo e l’ uditorio di anziani col basco la situazione farebbe un po’ pena, se non fosse per una parola che esce piu volte da quell’amplificatore: pacificazione. Il tono però é aggressivo, parla Gabriele Leccisi, avvocato ex missino figlio del piu celebre Domenico che trafugò la salma di Mussolini.
Il senso della pacificazione per loro è questo: ai morti della Repubblica Sociale vanno riconosciuti i loro meriti, non sono italiani di serie B, gli antifascisti hanno paura di loro perche sono loro che hanno la coscienza sporca.
Ieri una habitueé di questa cerimonia, Paola Frassinetti di Fratelli d’Italia, è stata nominata sottosegretaria all’istruzione. I loro vecchi amici e camerati ora sono nelle Istituzioni, la pacificazione é stata evocata anche da Ignazio La Russa alla elezione al Senato. Ma quale pacificazione? Passa, come dicono qui al campo X, per il riconoscimento dei meriti del fascismo? In questo cimitero si rende omaggio non ai Ramelli, ai giovani uccisi nelle piazze degli anni 70 ma a criminali di guerra: il federale Aldo Resega, i torturatori della banda Koch e della legione Muti, o ancora i gerarchi Pavolini e Bombacci fucilati a Dongo con Mussolini, mentre fuggivano travestiti da soldati tedeschi.
Ai giornalisti il cerimoniere dice sornione: “Non faremo saluti romani, resterete delusi”. È evidente che non vogliono mettere in difficoltà i loro che ora stanno al potere. Perché saranno quelli che nei prossimi anni lavoreranno per la ‘pacificazione’ nel segno dell’uguaglianza tra fascisti e antifascisti.
Foto | Antonella Barranca