All’inizio dell’anno il programma era già bell’e pronto, e prevedeva una nutrita rappresentanza di musicisti d’oltre Atlantico. Nata alla metà degli anni ottanta, “Ai confini tra Sardegna e Jazz”, la rassegna di Sant’Anna Arresi, nel Sulcis, è rimasta nei decenni fedele alla sua originaria passione per il jazz d’avanguardia e in particolare per quello afroamericano: jazz d’avanguardia e jazz afroamericano le cui presenze col tempo sono andate sempre più rarefacendosi in tante altre manifestazioni di jazz italiane, e che sono diventate invece una orgogliosa “specialità” di “Ai confini tra Sardegna e Jazz”, un riferimento sicuro in questo campo.
Il cartellone del festival si prospettava molto ambizioso, e c’era ancora da mettere a punto solo qualche dettaglio. Poi a fine febbraio ci si è messo di mezzo il COVID. Per mesi il festival è stato in forse. Anche quando si è usciti dalla fase più acuta dell’emergenza e si è capito che tecnicamente la rassegna avrebbe potuto svolgersi, è stato evidente che il programma che era stato ideato, con tutti quei musicisti americani che avrebbero dovuto arrivare dall’altro lato dell’Oceano, era assolutamente impraticabile.
In generale intanto i festival del jazz estivi della penisola prudentemente si risettavano su cartelloni imperniati del tutto o in gran parte su musicisti italiani. Una scelta che “Ai confini tra Sardegna e Jazz” ha preferito evitare, per non venir meno alla propria mission di festival con un profilo internazionale. Piuttosto cancellare, o rinviare. Poi, in extremis, la decisione di tentare comunque di allestire un programma di respiro ampio, guardando al jazz di ricerca europeo a cui del resto non da oggi il festival di Sant’Anna Arresi presta molta attenzione, e puntando largamente su musicisti giovani e avventurosi non solo musicalmente, ma anche nell’atteggiamento con cui affrontare le difficoltà che spostarsi in Europa in questo momento può comportare.
Risultato: la 35esima edizione del festival è confermata nel periodo abituale, da lunedì 31 agosto a domenica 6 settembre, con un cartellone che di questi tempi non si può che definire coi fiocchi, un caso raro, nel panorama delle rassegne di jazz non solo italiane di questa estate, di spiccata apertura internazionale.
Ad inaugurare il festival, prima con una performance in solo nel tardo pomeriggio sulla spiaggia di Is Solinas, poi in duo con l’elettronica di Christof Kurzman sul palco di piazza del Nuraghe che ospita i concerti serali, sarà il sassofonista svedese Mats Gustafsson. Cinquantacinquenne, Gustafsson è un musicista di solida reputazione sulla scena improvvisativa, che ha lavorato con diversi dei maestri della free music europea e ha stabilito anche una forte sintonia con musicisti della scuola del post-free di Chicago: ma con collaborazioni come quelle con i Sonic Youth e Thurston Moore e con il free di grande impatto di progetti come il trio The Thing e Fire! Orchestra Gustafsson ha attirato anche l’attenzione di un pubblico giovanile che segue il rock di ricerca, le musiche influenzate dal punk, il noise. A Sant’Anna Arresi Gustaffson si esibirà anche in quartetto con la sassofonista danese Mette Rasmussen, una delle figure più interessanti espresse dalle ultime generazioni dell’improvvisazione radicale europea, con il contrabbassista norvegese Ingebrigt Haker Flaten, altro personaggio di punta dell’avanguardia scandinava e suo compagno in The Thing, e con il batterista australiano, e residente in Francia, Will Guthrie.
Un altro musicista di solida reputazione nel jazz – in anni recenti ha fatto parte fra l’altro dello straordinario quintetto del leggendario batterista sudafricano Louis Moholo – che è però anche il beniamino di un pubblico giovanile che solo in parte coincide con il pubblico degli appassionati di jazz è il sassofonista britannico Shabaka Hutchings, nato a Londra, cresciuto nell’infanzia alle Barbados dei suoi genitori.
Richiestissimo, perennemente in tour, versatile e capace di padroneggiare con disinvoltura postmoderna registri stilistici diversissimi, Hutchings con gruppi come Sons of Kemet, Shabaka and the Ancestors e The Comet Is Coming si è conquistato un seguito di giovani curiosi e interessati a suggestioni musicali che si propongono come fuori dal mainstream: ed è con The Comet Is Coming, dal linguaggio improvvisativo semplificato e dai sapori e ritmi forti, quasi in una reincarnazione attuale del rhythm and blues, che Hutchings si presenta a Sant’Anna Arresi. Dove si esibirà però anche come guest del gruppo del poeta e vocalist britannico, originario di Trinidad, Anthony Joseph: della band di Joseph fa parte fra gli altri il sassofonista Jason Yarde, veterano del jazz britannico, con all’attivo una lunghissima militanza nei gruppi di Louis Moholo.
Il cartellone del festival offre tre pianisti di prim’ordine. L’inglese Alexander Hawkins è una delle figure più consistenti e dinamiche delle ultime generazioni del jazz europeo. Dopo aver brillato due edizioni fa con il suo quartetto con la cantante Elaine Mitchener e con il gruppo Chicago London Underground, torna per due esibizioni in duo – entrambi inediti per l’Italia – con la vocalist sperimentale svedese, nata in Etiopia, Sofia Jernberg, e con Mette Rasmussen.
Un’infinità di volte “musicista italiano dell’anno” per il referendum del mensile Musica Jazz, Franco D’Andrea non ha bisogno di presentazioni, e tanto più per gli ascoltatori di Radio Popolare. D’Andrea sarà a Sant’Anna Arresi con il suo non convenzionale trio New Thing (con Enrico Terragnoli, chitarra e elettronica, e Mirko Cisilino, tromba: D’Andrea lo ha presentato lo scorso anno alla festa di Radio Popolare), e in solo: e non sono molti oggi nel jazz i pianisti in grado di regalare dei piano-solo così entusiasmanti come quelli di D’Andrea. A Sant’Anna Arresi sarà interessante fare il confronto con il solo di Jacky Terrasson, di padre francese e con tutta una notevole carriera americana, uno dei pianisti più ammirati degli ultimi decenni; anche Terrasson inoltre si esibirà in trio, ma un classico piano-basso-batteria.
Se Franco D’Andrea è per la prima volta al festival, ha invece con Sant’Anna Arresi una lunga consuetudine un altro grande musicista italiano, come D’Andrea sulle scene dagli anni sessanta, il trombonista Giancarlo Schiaffini, che torna presentando il suo Pinocchio Parade, uno spettacolo che rielabora in una originale forma musicale e video la storia del burattino di Collodi. Torna anche Roots Magic, uno dei più interessanti gruppi del jazz italiano di oggi.
E, da anni immancabile al festival, avremo il piacere di ritrovare a Sant’Anna Hamid Drake, chicagoano, fuoriclasse della batteria, che si esibirà in un progetto con Alfio Antico, virtuoso dei tamburi a cornice, e con il chitarrista Alberto Balia, uno dei più apprezzati protagonisti della musica popolare sarda.