Approfondimenti

Una rete sotterranea di soccorso e scuole in casa: così si organizza la resistenza delle donne afghane

Afghanistan protesta donne (ansa)

Com’era prevedibile, nonostante i talebani abbiano provato a sostenere il contrario, la situazione per le donne in Afghanistan è peggiorata drasticamente. Gli è stato vietato di praticare sport per evitare di mostrare parti del proprio corpo e non è escluso che si arrivi di nuovo al divieto di uscire senza essere accompagnate. Ai microfoni di Radio Popolare Lorenza Ghidini ha intervistato Giovanna Cardarelli, attivista del CISDA, il Coordinamento Italiano per il Sostegno alle Donne Afghane. Potete riascoltare l’intervista nel podcast della puntata di prisma di venerdì 10 settembre 2021.

Dopo tanti anni di impegno, quali sono i tuoi pensieri in questi giorni in cui continuano ad arrivare notizie terribili dall’Afghanistan?

A volte viene da dire: “Ve l’avevamo detto”. In questi 20 anni abbiamo ripetuto che i talebani non se ne sono mai andati dall’Afghanistan. Il faro che ogni tanto si accendeva sul Paese si limitava a Kabul e le altre grandi città, ma nel resto dell’ Afghanistan i talebani resistevano. Provo una tristezza infinita. Vent’anni fa abbiamo invaso un Paese per liberarlo e oggi l’abbiamo riconsegna nelle mani dei talebani della peggior specie. Gli abbiamo dato un primo ministro il cui nome è sulla lista Onu dei terroristi e un ministro degli interni e capo della polizia ricercato dall’FBI con una taglia da 5 milioni di dollari sulla sua testa. Cosa ci possiamo aspettare dai talebani? Che se la prendano con le donne e, ovviamente, hanno già iniziato a farlo.

Le vostre attiviste sono tra le persone più a rischio in Afghanistan. In che condizioni è la vostra rete in questo momento? Siete in grado di farle uscire dal paese?

La nostra associazione è nata nel ’99. Conosciamo l’Afghanistan da diversi anni.
Una delle prime associazioni con cui abbiamo lavorato in Afghnistan è Rawa, l’associazione rivoluzionaria delle donne afghane, che è nata a metà degli anni ’70 e ha sempre lavorato sul territorio. Tutte le associazioni e le donne che sosteniamo hanno deciso di non venir via dal Paese e si sono rimesse a lavorare in clandestinità, esattamente come facevano vent’anni fa. Rifaranno lo stesso lavoro che hanno già fatto ai tempi dei talebani. Ricostruiranno la loro rete sotterranea avvicinando le donne e costruendo piccole scuole nelle case.

In questo momento queste associazioni stanno lavorando con i rifugiati a Kabul.
Ricordiamoci che, prima di arrivare nella capitale, i talebani hanno messo a ferro e fuoco i villaggi per un mese e mezzo. Molta gente è scappata a Kabul ed è arrivata in città senza cibo, acqua o vestiti. Nessuno verrà via dal paese: le donne afghane vogliono rimanere e ricostruire il loro Paese.

È possibile per voi lavorare con i talebani al governo?

Si. Continueremo a sostenere le nostre attiviste e faremo quello che loro ci diranno. Cercheremo di portare al mondo la loro voce. Chiediamo di non riconoscere il governo talebano, ma le forze laiche e democratiche che sono presenti in Afghanistan. Sono proprio le nostre attiviste chiedercelo e noi continueremo a dar loro voce. Ci hanno chiesto di scendere in piazza in tutte le città per non spegnere il faro puntato sull’Afghanistan. Non possiamo permetterci, fra qualche giorno o un mese, di non parlarne più. Ci sono persone che continuano a lavorare sul territorio. Non possiamo abbandonarli. È fondamentale mantenere l’attenzione sull’ Afghanistan e anche per questo motivo sabato 11 settembre alle 16, all’Arco della Pace  di Milano si terrà una manifestazione.

Cosa chiederete alla politica con il presidio di domani?

Chiediamo al nostro governo e alle istituzioni europee di non dare alcun riconoscimento al governo talebano, ma di riconoscere le organizzazioni laiche e democratiche presenti nel Paese come Rawa e Hambastagi, il partito democratico afghano formato da giovani che ha scelto di lavorare su tutto il territorio. Chiediamo che queste forze siano riconosciute come unico interlocutore e che si crei una modalità differente dai corridoi umanitari per far uscire le persone dal paese. Inoltre chiederemo di non fornire armi ai talebani. Queste sono le parole d’ordine che lanceremo durante la manifestazione di sabato.

Oltre a Milano si sono attivate anche altre città. Sulla nostra pagina facebook stiamo elencando tutte le altre realtà che hanno aderito alla nostra manifestazione e che daranno vita a dei presidi.

Riuscite a tenervi in contatto con le attiviste che vogliono rimanere in Afghanistan?

Si. Con molta difficoltà. Hanno dovuto nascondere tutto e ovviamente non possiamo scrivergli una mail. Ci sono altri sistemi grazie al quale riusciamo a metterci in contatto. Non possiamo avere risposte immediate, ma riusciamo a comunicare.

Cosa vi raccontano?

Ci raccontano di gente spaventata, ma anche che, evidentemente, tutto il lavoro che hanno fatto per le donne in questi anni ha dato qualche frutto. Le donne hanno iniziato a mobilitarsi e lo hanno fatto anche gli uomini. La protesta è montata.
E’ ovvio che non ci sono solo le attiviste in piazza, ma anche persone qualsiasi che hanno trovato la forza di andare in piazza rischiando le vendette dei talebani.
Queste manifestazioni sono frutto del lavoro capillare fatto in tutti questi anni.

Potrebbero essere anche frutto della presenza degli occidentali nelle città durante ultimi vent’anni?

Certo. Nelle grandi città era totalmente diverso e c’era più sicurezza. Ovviamente le manifestazioni sono partite dai grandi centri, perché li il lavoro è stato fatto in modo più capillare, ma anche nei piccoli villaggi ci sono state delle manifestazioni. Siamo sempre concentrati su Kabul o sulle altre città, ma c’è movimento anche nel resto del paese.

C’è chi ritiene che trattare coi talebani possa agevolare, ad esempio, la continuazione dei corridoi umanitari. Che ne pensi?

Le nostre collaboratrici ci hanno chiesto di non riconoscere il governo talebano.
Ovviamente la trattiva per i corridoi umanitari deve avvenire, però, è importante non dare l’autorevolezza di un governo ai talebani. In oltre, il corridoio umanitario è uno strumento limitante che permette di aiutare poche persone. Bisogna trovare un altro sistema. I confini sono tutti controllati. Gli afghani non possono lasciare il Paese e i talebani hanno cominciato a chiedere soldi in cambio di un lascia passare.

Foto | Kabul, 7 settembre 2021

  • Autore articolo
    Redazione
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio martedì 11/03 12:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 11-03-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve martedì 11/03 18:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 11-03-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di martedì 11/03/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 11-03-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di martedì 11/03/2025 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 11-03-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    “Oggi si fa la storia”. La Groenlandia va al voto dopo le dichiarazioni di Donald Trump

    Sono in corso le elezioni in Groenlandia. Circa 44.000 groenlandesi su una popolazione di 57.000 abitanti hanno diritto al voto per eleggere 31 parlamentari e il governo del Paese. I seggi sono aperti fino alle 20 locali, le 23 in Italia. Sono elezioni che hanno attirato attenzione globale dopo l’interesse mostrato da Donald Trump per le preziosissime risorse minerarie della Groenlandia. E proprio per questo, hanno assunto connotati storici. Ne abbiamo parlato con Enrico Gianoli, collaboratore dell’Osservatorio Artico e guida escursionistica in Groenlandia, autore del libro “La via del Vento”.

    Clip - 11-03-2025

  • PlayStop

    Doppio Click di martedì 11/03/2025

    L’attacco DdoS a X, la nuova tecnica dei cyber criminali per ingannare gli utenti con un finto CAPTCHA, le novità di DuckDuckGo e gli oscuri legami tra Whatsapp e Facebook nei meandri degli algoritmi di Meta. A cura di Marco Schiaffino.

    Doppio Click - 11-03-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di martedì 11/03/2025

    Vieni con me! è un’ora in cui prendere appunti tra condivisione di curiosità, interviste, e il gran ritorno di PASSATEL, ma in forma rinnovata!! Sarà infatti partendo dalla storia che ci raccontano gli oggetti più curiosi che arriveremo a scoprire eventi, iniziative od occasioni a tema. Eh sì, perché poi..ci si incontra pure, altrimenti che gusto c’è? Okay ma dove, quando e poi …con chi!?! Semplice, tu Vieni con me! Ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, dalle 16.30, in onda su Radio Popolare. Per postare annunci clicca qui Passatel - Radio Popolare (link - https://www.facebook.com/groups/passatel) Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa, un oggetto particolare o proporti come espert* (design, modernariato o una nicchia specifica di cui sai proprio tutto!!) scrivi a vieniconme@radiopopolare.it Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni

    Vieni con me - 11-03-2025

  • PlayStop

    Radio Popolare Minilive - Punkreas

    Oggi a Jack nell'auditorium Demetrio Stratos con i Punkreas abbiamo celebrato i 30 anni di "Paranoia e Potere" con un'intervista a cura di Matteo Villaci e qualche brano live. La festa continuerà con una super ristampa piena di cose belle e un tour che inizierà con una serata evento all'Alcatraz il 22 Marzo per poi toccare Cesena e Roma.

    Clip - 11-03-2025

  • PlayStop

    Playground di martedì 11/03/2025

    Speciale Nina Hagen nel suo 70esimo compleanno con Alba Solaro, secondo quarto di finale con Fontaines DC vs Franz Ferdinand.

    Playground - 11-03-2025

  • PlayStop

    Alla Triennale "Our Son" di Patrik Lazić

    Patrik Lazić, giovane autore serbo-croato, presenta in Triennale un lavoro che esplora il rapporto tra un figlio e i suoi genitori, prigionieri di un amore condizionato dall’incapacità di accettare la sua omosessualità. Tra i registi più interessanti della nuova generazione, Lazić lavora sui tabù, le relazioni familiari e la comprensione della propria identità sessuale con delicatezza e un umorismo brillante. Una storia intima, onesta, poetica, al confine tra verità e finzione, in cui tutti possiamo conoscerci e riconoscerci. Oggi a Cult Ira Rubini ha intervistato Patrik Lazić in merito allo spettacolo che si terrà proprio oggi 11 marzo e domani 12 marzo 2025 al FOG Performing Arts Festival di Triennale Milano.

    Clip - 11-03-2025

  • PlayStop

    Jack di martedì 11/03/2025

    Apriamo con la rubrica "The Sweatest Taboo" a cura di Piergiorgio Pardo e nella seconda mezz'ora ospitiamo i Punkreas con una lunga intervista e tre brani live per celebrare i 30 anni di "Paranoia e Potere"

    Jack - 11-03-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di martedì 11/03/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 11-03-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di martedì 11/03/2025

    Per riascoltare Considera l'armadillo noi e altri animali ospiti Stefania Ferroni e Riccardo Vittorietti di @LOfficina del Planetario - Civico Planetario di Milano per la rubrica mensile sul cielo e gli animali, si è parlato di ariete. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 11-03-2025

  • PlayStop

    Cult di martedì 11/03/2025

    Cult è condotto da Ira Rubini e realizzato dalla redazione culturale di Radio Popolare. Cult è cinema, arti visive, musica, teatro, letteratura, filosofia, sociologia, comunicazione, danza, fumetti e graphic-novels… e molto altro! Cult è in onda dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 11.30. La sigla di Cult è “Two Dots” di Lusine. CHIAMA IN DIRETTA: 02.33.001.001

    Cult - 11-03-2025

  • PlayStop

    Pubblica di martedì 11/03/2025

    La voce dei referendum e il silenzio del governo. E della Rai. Oggi a Roma promotori in piazza per chiedere all’esecutivo una data in cui votare. Due dei cinque referendum al voto riguardano norme contenute nel Jobs Act: il ripristino della reintegra per i lavoratori e le lavoratrici licenziate ingiustamente; e l’eliminazione del tetto ai risarcimenti per chi viene mandato via senza motivo. Il Jobs Act, a dieci anni dalla sua entrata in vigore, è una legge che ha introdotto numerose modifiche nel mercato del lavoro, tra queste ci sono le norme sui demansionamenti. Pubblica ha ospitato l’avvocato del lavoro Domenico Tambasco per commentare una sentenza della Corte d’Appello di Milano che, a proposito dei demansionamenti, ha stabilito importanti principi in tema di dignità sul lavoro, oltre che di risarcimenti monetari in caso di demansionamenti. Sui referendum abbiamo ospitato Tania Scacchetti, segretaria generale dello Spi Cgil.

    Pubblica - 11-03-2025

  • PlayStop

    A come America di martedì 11/03/2025

    Donald Trump e la svolta conservatrice della democrazia USA. A cura di Roberto Festa e Emanuele Valenti

    A come America - 11-03-2025

Adesso in diretta