Era il più bello di tutti. Di quella bellezza che non risponde ai canoni, ma che contiene tutto: intelligenza, simpatia, ironia, saggezza, bontà, serenità, dolcezza e autorevolezza. Sean Connery trasmetteva tutto questo, come essere umano e come attore attraverso i suoi personaggi. Non solo 007, anche se a partire dal 1962 con “Licenza di uccidere” il volto di James Bond, sagace seduttore, è riconducibile prima di tutti a lui: agente in sette film tratti dai romanzi di Ian Fleming.
Scozzese, classe 1930, Sean Connery aveva compiuto 90 anni in agosto, con una carriera che spaziava tra ruoli diversi e tutti memorabili. Che fosse diretto da Alfred Hitchcock in “Marnie” o da Gus Van Sant in “Scoprendo Forrester”, si avvicinava al lavoro con lo stesso atteggiamento curioso e preciso.
Ha cavalcato diversi generi, da “Caccia a ottobre rosso” a “Indiana Jones”, “Highlander” o con il suo Guglielmo da Baskerville, inquisitore in “Il nome della rosa”.
Lontano dagli schermi già da qualche anno, Sean Connery si è sempre battuto per l’ambiente e per l’indipendenza della Scozia. Lascia tantissimi film da rivedere con quello stesso strazio che ci aveva trasmesso nel finale di “Gli Intoccabili” di Brian De Palma, film per cui aveva vinto l’Oscar come miglior attore.
Foto di Rob Mieremet – Nationaal Archief