Difficile, nel panorama artistico italiano, trovare un curriculum altrettanto versatile. Milva era parte integrante della santissima trinità della musica italiana, insieme a Mina e alla Vanoni. Tre donne, tre artiste che hanno segnato la storia della cultura italiana come pochi altri. Cultura, e non solo canzonette.
Nel caso di Milva ripassare quello che ha fatto, nei suoi 52 anni di ininterrotta attività sui palcoscenici di mezzo mondo, è come leggere un libro sulla storia dello spettacolo. Ha cantato Battiato e Morricone. Ha frequentato gli schermi televisivi con Claudio Villa e Nicola Arigliano, ma anche la Scala con “La vera storia”, un’opera firmata da Berio & Calvino. Il palcoscenico dell’Olympia di Parigi e le balere romagnole. Ha bazzicato i musical in compagnia di Gino Bramieri, per lavori firmati Garinei – Giovannini. Indimenticabili gli strepitosi duetti con Georges Moustaki e con Enzo Jannacci. Cantò e recitò in nove lingue, interpretò Brecht in tedesco e il tango di Piazzolla in spagnolo, cantò in Giappone e Corea del Sud.
Milva è l’unica artista italiana ad essere contemporaneamente: Ufficiale dell’Ordre des Arts et des Lettres; Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania; Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; Cavaliere della Legion d’onore della Repubblica Francese. Tutto ha un prezzo. In una intervista di qualche tempo fa disse: “Per anni non ho avuto giorni di ferie, mai. E il mio corpo mi ha presentato il conto, a 71 anni”. Da una decina d’anni era assente dalle scene, ma il suo carisma, la sua figura caparbia e ribelle, hanno lasciato un segno incancellabile.