Il governo britannico ha annunciato lo stanziamento di fondi per rendere gratuito l’aborto alle donne provenienti dall’Irlanda del Nord in Inghilterra e in Galles.
Si tratta del risultato della battaglia portata avanti dalla deputata laburista Stella Creasy, che alla vigilia del voto di fiducia al governo May ha proposto un emendamento al discorso della regina – il programma dell’esecutivo – chiedendo proprio l’introduzione dell’aborto gratuito alle donne nordirlandesi.
La proposta ha ricevuto il supporto di più di cento deputati, compresi molti del parlamentari del partito conservatore di Theresa May. Se l’emendamento fosse stato presentato durante il voto di fiducia, Theresa May avrebbe subito una dura sconfitta.
Nel Regno Unito la legge sull’aborto venne introdotta nel 1967, rendendo disponibile l’operazione all’interno del servizio sanitario nazionale entro le prime 24 settimane. Ma in Irlanda del Nord l’aborto è rimasto illegale, a meno che la vita della donna sia gravemente a rischio. Nemmeno deformazioni del feto, stupro e incesto rientrano tra i casi che permettono l’interruzione di gravidanza.
Nel 2015 l’Alta Corte Britannica dichiarò che la legislazione era in contrasto con il rispetto dei diritti umani, ma alla sentenza non seguì alcun provvedimento legislativo.
Le donne dell’Irlanda del Nord sono sempre state costrette a intraprendere viaggi costosi in Inghilterra oppure a cercare soluzioni alternative illegali senza alcun tipo di protezione, mettendo a rischio la loro vita.
L”anno scorso, 2016, sono andate ad abortire in Inghilterra e in Galles più di 700 donne. Nel 2015 erano state più di 800. E i numeri non tengono conto di tutte quelle donne che sono andate in Scozia oppure in altri paesi europei.
Non potendo usufruire del servizio sanitario nazionale, gratuito, hanno pagato tra le 400 e le 2000 sterline per assicurarsi operazioni sicure e legali in cliniche private.
Poche settimane fa la Corte Suprema aveva respinto l’appello di una donna per rendere gratuito l’aborto attraverso il servizio sanitario nazionale per le donne nordirlandesi.
Nel 2012 la donna si era recata a Manchester per ricevere un’operazione di trattamento di fine gravidanza in una clinica privata. Le spese raggiunsero le a 900 sterline, che la famiglia riuscì a recuperare solo grazie al network Supporto all’Aborto, un’organizzazione di beneficienza che in Nord Irlanda dà supporto finanziario alle donne che vogliono abortire.
Quella di questa settimana è una conquista importante per le donne nordirlandesi, discriminate nei loro diritti dalla legislazione del Nord Irlanda.
Molti sperano anche che a un certo punto la giurisdizione su un tema così delicato e controverso come l’aborto possa essere gradualmente trasferita dall’Irlanda del Nord alla Gran Bretagna, per aggirare divieti contrari al rispetto dei diritti umani.