A Sesto San Giovanni la nuova amministrazione di centrodestra sta portando avanti una battaglia contro la comunità islamica locale. Dalle promesse elettorali sta passando ai fatti, dopo lo stop alla costruzione della nuova moschea ora è arrivato anche il divieto di usare il Palasport per la Festa del Sacrificio.
Il comune a nord di Milano sta diventando un laboratorio di discriminazione per la comunità musulmana. A colpi di interpretazione di norme restrittive, applicazione alla lettera di norme controverse votate dalla Regione Lombardia guidata dal leghista Maroni.
L’appiglio anche in questo caso è burocratico-legale: la domanda per utilizzare il Palasport di Sesto sarebbe arrivata in ritardo.
“È stato deciso di non fare deroghe”, ha spiegato l’amministrazione. Dall’opposizione di centrosinistra fanno sapere che la giustificazione dell’amministrazione è pretestuosa perché “il preavviso di 60 giorni riguarda la gestione futura dell’impianto e non quella attuale”.
Questioni regolamentari che poco cambiano il senso politico dell’operazione: mortificare la comunità islamica e isolarla dal resto della cittadinanza. Dopo lo stop alla costruzione della moschea, questo è il secondo colpo ai quattromila sestesi di fede musulmana.
La questione finirà a Roma, il senatore del PD Franco Mirabelli ha presentato un’interrogazione al ministero dell’Interno e alla Prefettura. “Questa mattina abbiamo chiesto al ministero degli Interni e alla Prefettura di intervenire con urgenza per impedire che a Sesto San Giovanni l’amministrazione comunale privi una intera comunità di un diritto fondamentale come quello che garantisce la libertà di culto e il suo esercizio a tutti i cittadini e a tutte le confessioni religiose”, ha spiegato Mirabelli.
Dal 2010 la comunità islamica di Sesto San Giovanni celebrava la Festa del Sacrificio al Palasport, non c’erano mai stati problemi o tensioni. ‘”Credo che senza un intervento delle istituzioni che richiami il sindaco di Sesto ai propri doveri e per ristabilire la legalità e il rispetto dei diritti”, ha detto il senatore del PD, “si rischi di alimentare un clima di conflitto oltre che consumare una ingiustizia. Per questo auspichiamo dal ministro e dal Prefetto un intervento urgente che consenta la celebrazione della Festa che è programmata per il 1 settembre”.