Questo mese dovrebbe concludersi il dibattito europeo sulla riforma del diritto d’asilo. Una riforma che, preso atto delle fratture interne all’Europa in merito alla gestione del fenomeno migratorio, propone tra le altre cose di autorizzare i Paesi dell’Unione a inviare i migranti in dei paesi extracomunitari considerati “Paesi sicuri” da cui potrebbero poi presentare domanda d’asilo. Come succede già dal marzo 2016 con la Turchia di Erdogan. In pratica si tratta di delegare il problema dell’accoglienza al di fuori dei confini della “fortezza Europa”.
Oggi però, il quotidiano Le Monde rivela che una nota del Consiglio di Stato francese giudica questa soluzione incostituzionale. La Costituzione francese, infatti, impedisce di mandare un richiedente asilo in un paese terzo ritenuto “sicuro” senza aver prima studiato approfonditamente il suo dossier. Le sette pagine che compongono la nota, intitolata “opinione sull’introduzione della nozione di ‘paese terzo sicuro’”, sono state firmate il 16 maggio scorso da Patrick Stefanini, l’ex direttore della campagna elettorale di François Fillon (destra).
Nel testo si afferma che intervenire in questo modo sulla legislazione del diritto d’asilo equivale a modificare “l’identità costituzionale della Francia”. L’analisi si riferisce al paragrafo che recita: “Ogni uomo perseguito a causa della sua azione in favore della libertà ha diritto d’asilo sui territori della Repubblica”. Questa parte della Costituzione riguarda tecnicamente il diritto d’asilo dovuto ai combattenti per la libertà ma il suo effetto, secondo l’opinione del Consiglio di Stato, si trasmette al diritto d’asilo come definito dalla Convenzione di Ginevra. Anche perché in Francia c’è un solo sportello per tutti i richiedenti asilo.
È un vero problema, al punto che la Francia aveva già evitato di partecipare attivamente a delle operazioni volute dall’Unione Europea che andavano in questo senso. Ad esempio rifiutandosi di esaminare le domande d’asilo presentate in Grecia. Il testo in discussione, però, diventerebbe, una volta approvato, un regolamento comunitario e quindi si applicherebbe automaticamente in tutti i paesi dell’Unione. La cosa sarebbe difficilissima da gestire per la Francia, che dovrebbe allora modificare rapidamente la Costituzione, un’opzione che per il momento non è sul tavolo.
Il presidente della Repubblica aveva del resto già emendato il termine “Paesi terzi sicuri” dalla bozza di legge sul diritto d’asilo firmata dal ministro dell’Interno Gérard Collomb a febbraio, considerata dagli osservatori particolarmente repressiva.
La posizione francese, insomma, potrebbe avere delle conseguenze importanti sulle future scelte di Bruxelles in materia di immigrazione.