Soltanto tre giorni fa, l’8 gennaio, i siti e i social network di tutto il mondo si erano riempiti di auguri, fotografie e citazioni delle sue canzoni per festeggiare il suo 69esimo compleanno.
Sempre tre giorni fa, David Bowie pubblicava anche il suo album da studio numero 25, Blackstar. Un disco accolto da critiche in buona parte entusiaste, per lo spirito coraggioso, tuttora sperimentale, della nuova musica del Duca Bianco, capace, per l’ennesima volta nella sua carriera, di spaziare tra molti generi diversi con assoluta originalità.
Il video che lo ha accompagnato, reso pubblico lo stesso 8 gennaio, cupo e un po’ inquietante, è della canzone Lazarus, e mostra Bowie risorgere, come il personaggio del Vangelo, dal suo letto di morte. Lazarus è anche il titolo del musical che ha debuttato a Broadway lo scorso dicembre, scritto dallo stesso Bowie come un seguito del suo film del 1976 L’uomo che cadde sulla terra.
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Questa canzone e questo video però, oggi, con la notizia della morte di David Bowie, data dalla famiglia attraverso i canali ufficiali del musicista, assumono un significato molto diverso, molto più duro e profondo. L’annuncio della scomparsa di Bowie parla di “18 mesi di coraggiosa battaglia” contro il cancro.