Firenze, nella geografia del potere politico, è oggi uno snodo cruciale.
E’ la città di Matteo Renzi, e il Presidente del Consiglio è ancora presente in maniera capillare. E’ la città dove si sta costruendo l’alternativa per alla segreteria del Partito Democratico. Il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha lanciato la sua sfida a Renzi in vista del Congresso del Pd con una intervista a Radio Popolare lo scorso mese di settembre.
Eppure, Firenze vive un apparente paradosso: nella città dove il Pd esercita ancora la propria egemonia politica, le divisioni che percorrono il Partito Democratico non si manifestano in modo scoperto; a differenza di quanto accade in Parlamento.
L’esempio più macroscopico è quello del nuovo aeroporto, l’opera pubblica più importante dei prossimi decenni. Renzi lo vuole rendere operativo a tutti i costi entro il 2017, quando progetta di portare in città i leader politici mondiali per un G8 che, nei suoi calcoli, dovrebbe consacrare il proprio trionfo politico.
Sull’aeroporto si registra una sostanziale unità di vedute. E quando questo non è accaduto, la sanzione per i dissidenti è stata molto dura. A Sesto Fiorentino otto consiglieri comunali del Partito Democratico hanno sfiduciato e costretto alle dimissioni il sindaco, la renziana Sara Biagiotti. L’aeroporto, la cui pista correrà parallela al perimetro di Sesto Fiorentino, e il nuovo inceneritore da costruirsi nella piana a ovest di Firenze, sono stati i dossier su cui si è determinata la rottura politica.
Pianta nuovo aeroporto di Firenze
Il Pd ha scelto la strada più dura nei confronti degli otto consiglieri comunali: li ha espulsi.Sesto Fiorentino una volta era battezzata “Sestograd”, la città più rossa d’Italia. La prima, agli inizi del ‘900, a organizzare il movimento operaio con il sindacato, le cooperative, le case del popolo. Antonio Sacconi è uno degli otto espulsi. Lo abbiamo incontrato nei locali della Casa del Popolo “La Costituzione”, di cui è amministratore. Il bar, il biliardino, la sala riunioni. Un tuffo nella politica come la si faceva una volta. “Non provateci nemmeno a presentare ricorso perché non servirà a nulla, ci hanno detto una volta avviata la procedura di espulsione”, spiega, ricordando il momento della sua espulsione. Tanta durezza non se la sarebbe aspettata nessuno.
Sacconi: le pressioni sui dissidenti
Il progetto dell’aeroporto è cruciale. Strategico per tutta la Toscana. E Sara Biagiotti non era un Sindaco come tutti gli altri. Sara Biagiotti è stata una componente della prima ora del Giglio Magico. Era sul famoso camper di Renzi durante le primarie del 2012 assieme a Maria Elena Boschi e Simona Bonafè; insediata a Sesto per garantire la continuità politica e per contenere il dissenso.
A Sesto Fiorentino, dopo lo shock dell’espulsione degli otto dissidenti, gli amministratori della Casa del Popolo “Colonnata” hanno tentato di levare al Pd le stanze usate come sede locale. Alla fine si è giunti a una tregua e del futuro dei locali si discuterà dopo le elezioni di maggio 2016. Mentre ci parla, Sacconi estrae una agenda, la sfoglia, e arriva alle ultime pagine, dove scorre un elenco con le dita: è la lista delle case del popolo del circondario.
Le case del popolo in Toscana sono centinaia. Solo nella provincia Firenze sono più di 250. Le cose però, anche in questi luoghi storici, stanno cambiando velocemente. Sono attraversate dalle stesse contraddizioni e dagli stessi processi di mutazione culturale che investono il Partito Democratico.
La più celebre delle case del popolo, “Vie Nuove”a Firenze, è da tempo un feudo incontrastato del consenso renziano. Come è possibile? Tommaso Grassi, il giovane capogruppo di Sel in consiglio comunale, ci accoglie con il sorriso e la montatura viola degli occhiali, perchè qui la fedeltà ai simboli di identitari è ancora molto sentita. E le case del popolo, assieme alla Fiorentina, sono uno di quei simboli.
“Molti anziani – ci dice – votano Pd come se votassero Pci. E’ ancora molto forte il voto di appartenenza”. Un consenso che si basa ancora in misura consistente su logiche pre-politiche.Ma c’è dell’altro. La fede, l’appartenenza, la militanza non spiegano tutto. Trovare un oppositore di Renzi è piuttosto complicato. La città è saldamente nelle mani del Giglio Magico. Le notizie sulle spese effettuate da Renzi con la carta di credito della Provincia prima, e del Comune poi, non hanno fino a questo momento prodotto alcun effetto. IL 26 ottobre, l’opposizione in consiglio comunale prova, con una interrogazione, a ottenere i dettagli delle spese di Renzi negli anni in cui fu Sindaco.
Matteo Renzi ai tempi in cui era sindaco di Firenze
“E’ tutto on-line, è tutto noto” dice il primo cittadino, Dario Nardella. “Non è vero” risponde Sel. Grassi è consapevole che la battaglia per la trasparenza sulle spese di Renzi, quando fu Presidente della Provincia prima e quando guidò il Comune poi, è molto importante ma non è l’aspetto centrale della questione. L’aspetto centrale è l’abilità con cui Renzi e il cosiddetto Giglio Magico, che si formò in quegli anni attorno al giovane Presidente, siano riusciti negli anni a costruire il consenso con la logica dei centri concentrici: in città, sul territorio circostante, nella regione, pensando fin dall’inizio che l’obiettivo finale sarebbe stata Roma. L’Italia. E allora, più che gli scontrini al ristorante, potrebbero diventare importanti, e imbarazzanti per Renzi e i suoi, altre spese e iniziative: quelle per la Barbie “Caterina de’ Medici”, per il cane Pimpa, oppure ancora l’idea di una TV provinciale fiorentina.
Tommaso Grassi: le spese di Firenze con Renzi sindaco
Barbie “Caterina de’ Medici
Matteo Renzi oggi è a Roma ma compare ogni giorno sui media locali. E’ il vero Sindaco-ombra. E il Governo è impegnato a finanziare i 300 milioni del nuovo aeroporto. 200 da spendesi entro due anni per la costruzione della nuova pista da due chilometri e quattrocentro metri, sufficiente per consentire l’atterraggio degli aerei più grandi e moderni; gli altri da spendere entro il 2029 per la realizzazione dei nuovi Terminal e delle nuove infrastrutture. Piazza della Repubblica, a Firenze, è occupata da un grande tendone. Si entra e si è proiettati nel futuro, con i video e i rendering che pubblicizzano il progetto che, abbiamo già detto, Renzi vorrebbe trasformare nel suo trionfo personale.
La struttura di piazza della Repubblica, a Firenze
Il Presidente della Regione è Enrico Rossi, anch’egli del Partito Democratico, esponente di spicco della sinistra interna. Si è candidato a contendere a Renzi la segreteria del partito proprio nel 2017, quando si celebrerà il congresso del Pd. Firenze quindi è il nucleo, il cuore della battaglia in atto dentro al Partito Democratico. Lo scontro tra Renzi e Rossi è di carattere ideologico, riguarda la visione, l’idea di partito.
Incontriamo Rossi nel suo studio all’ufficio di presidenza nel palazzo del consiglio regionale. Sta discutendo col suo staff se accettare o meno l’invito di un talk show per discutere dell’omicidio di Vaprio D’Adda, dove un uomo ha ucciso un ladro che stava tentando di entrare in casa, diventando presto un eroe per le destre che cavalcano le paure e le pulsioni profonde degli italiani. Alla fine decide di non andare in Tv. Non si sottrae con noi, invece, ad attaccare Renzi sulla possibile alleanza con un altro toscano importante, Denis Verdini, il garante del patto del Nazareno, l’uomo che ha fornito al Governo il sostegno anche dopo la rottura tra Renzi e Berlusconi.
Rossi è molto attivo sul piano ideologico e politico nel contrastare la visione di Renzi. Un lavoro in vista del congresso. Nel quotidiano, tra Regione e Comune non si registrano però grossi conflitti.Il pensiero attorno all’aeroporto, ad esempio, è sostanzialmente uguale.E’ la contraddizione che si manifesta anche a livello nazionale. La minoranza interna al Pd sta conducendo una durissima battaglia di logoramento nei confronti di Renzi che però, fino a oggi, non ha prodotto effetti e che anzi sembra avere poca efficacia nell’opinione pubblica.
Una distanza tra classe politica e cittadini che caratterizzava anche la Firenze dei primi anni 2000. Renzi ci entrò come nel burro assieme al primo nucleo del suo Giglio Magico: una squadra coesa, determinata a conquistare il potere. Renzi ha fatto della trasformazione profonda della cultura del partito la chiave del suo successo. Prima ancora che la sostituzione dei vecchi dirigenti, la rottamazione è stata questo. E’ stata la rottamazione di una cultura e di una immagine. La nuova classe politica, anche in Toscana, è composta da giovani che hanno pochi legami ideologici con gli anziani delle case del popolo. Un esempio è Antonio Mazzeo: ha 35 anni ed è un politico in ascesa nel nuovo Pd. Dopo gli inizi a Pisa oggi è il responsabile organizzativo del partito in Toscana ed è consigliere regionale.
Mazzeo, responsabile organizzativo Pd in Toscana
Veduta dall’alto di Firenze
Molte delle difficoltà forse nascono dal senso di tradizione e di campanile di cui la cultura toscana è ancora tanto fortemente impregnata. Ce lo dice, scherzando ma non troppo, il responsabile enti locali del Pd, Stefano Bruzzesi, ex della Margherita, ex portavoce di Lamberto Dini: “Abbiamo un progetto di riorganizzazione territoriale degli enti locali e delle Asl, e non credete sia facile in una terra dove ci si ricorda ancora delle battaglie del Medioevo. Un tempo sarebbe stato impossibile chiedere ai senesi di collaborare coi fiorentini”.
“Perché si ricordano gli scontri del Cinquecento?”
“No, perché ricordano quelli del Duecento in cui loro le diedero a noi”.
Fino a oggi, Renzi è riuscito a governare Firenze e la Toscana come un nuovo Granduca. Ed è una delle chiavi del suo successo nel Paese.