Il femminismo è entrato nelle scuole, non grazie ai programmi istituzionali che l’hanno sempre escluso, ma per merito di studentesse che – giovanissime – hanno convinto i loro compagni ad affiancarle nell’essere anti-sessiste.
“Chi non salta maschilista è”, hanno scandito le migliaia di giovani che hanno partecipato al corteo studentesco di Milano, nel giorno del primo sciopero generale femminista. “I giornalisti ci chiedono perché usiamo le parole del femminismo degli anni Settanta. Perché ci vogliono riportare indietro di decenni – rispondono – togliendoci i diritti e il futuro. E questa sì è conservazione. Questo sì è il vecchio”.
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Il corteo, cui hanno aderito anche i sindacati e i centri antiviolenza, si è fermato davanti all’ospedale Fatebenefratelli, uno di quelli con più obiettori in città, per una breve azione dimostrativa poi si è concluso davanti alla sede di Regione Lombardia, un altro dei bersagli delle proteste. Regione Lombardia vuole infatti togliere l’anonimato alle donne che denunciano violenze e spreca i fondi pubblici per il centralino anti-gender.
Il corteo studentesco è stato solo l’inizio di una lunga giornata di sciopero globale, che si concluderà dalle 18 alle 21 con un corteo serale, in concomitanza con decine di piazze grandi e piccole in tutta Italia.
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Questo movimento – “Non una di meno” – è intergenerazionale e può contare su un gran numero di giovani attivisti e attiviste.
Ascolta qui le voci raccolte al corteo studentesco