Il giudice e l’imprenditore. Gaspare Sturzo e Alfredo Romeo.
Sono due dei protagonisti, su fronti opposti, dell’inchiesta Consip delle procure di Napoli e Roma. L’ipotesi di reato principale è la corruzione negli appalti pubblici della centrale degli acquisti per la pubblica amministrazione.
Gaspare Sturzo è il gip del Tribunale di Roma che ha scritto l’ordinanza di convalida dell’arresto di Alfredo Romeo.
Il Romeo, invece, è l’imprenditore napoletano accusato di aver corrotto il dirigente Consip Marco Gasparri per essere favorito nell’aggiudicazione degli appalti.
Da alcuni stralci dell’ordinanza di Sturzo e dalla memoria difensiva di Romeo emerge un quadro particolare della corruzione di oggi.
Il gip Gaspare Sturzo – in un passaggio delle 60 pagine dell’ordinanza – ha scritto che l’imprenditore Alfredo Romeo «giustifica l’infiltrazione criminale in Consip come legittima difesa criminale rispetto alle condotte di altri (imprenditori e politici, ndr) volte alla sua esclusione». Secondo questa ricostruzione Alfredo Romeo avrebbe tentato di infiltrarsi alla Consip (secondo l’accusa commettendo il reato di corruzione) per ottenere appalti. Un’infiltrazione criminale che sarebbe stata rivendicata dall’imprenditore napoletano come una “legittima difesa” rispetto ai tentativi di escluderlo dagli appalti.
Gaspare Sturzo, il giudice, e Alfredo Romeo, l’imprenditore, ieri si sono incontrati nel carcere di Regina Coeli per l’interrogatorio. L’imprenditore è rimasto in silenzio. Romeo ha parlato solo attraverso un documento dei suoi legali: “altro che privilegiato – sostiene – in Consip ero emarginato. Sono stato fregato più volte”.
Sembra di essere ritornati al concetto di “dazione ambientale”, coniato da Antonio di Pietro all’inizio degli anni ‘90, prima che scoppiasse Mani Pulite. Di Pietro parlò di “dazione ambientale” in un articolo pubblicato sul mensile Società Civile nel maggio del 1991: «la dazione ambientale è….una situazione oggettiva in cui chi deve dare il denaro non aspetta più nemmeno che gli venga richiesto; egli, ormai, sa che in quel determinato ambiente si usa dare la mazzetta o il pizzo e quindi si adegua».
Dazione ambientale e legittima difesa criminale, dunque. Quali differenze ci sono tra la corruzione dell’inizio degli anni ‘90 e quella di oggi?
Da questo interrogativo comincia la puntata di oggi di Memos. Ospite Elena Pulcini, dell’Università di Firenze dove insegna filosofia sociale. Pulcini è studiosa di antropologia politica. L’altro ospite è Alberto Vannucci che insegna scienza politica all’Università di Pisa. Tra i suoi filoni principali di ricerca ci sono le organizzazioni criminali e la corruzione politico-amministrativa. Vannucci dal 2010 coordina il Master universitario in “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione”.
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