E’ questa la fotografia che ha vinto il prestigioso World Press Photo Award 2017. La giuria l’ha scelta come foto dell’anno tra oltre 80mila scatti di 5.034 fotografi. Si intitola “Un assassinio in Turchia” e l’abbiamo già vista tutti lo scorso 19 dicembre, la sera in cui la guardia di sicurezza Mevlüt Mert Altıntaş, 22 anni, uccise l’ambasciatore russo ad Ankara Andrey Karlov, mentre inaugurava una mostra fotografica. Colpì l’ambasciatore come vendetta per l’intervento di Mosca in Siria.
L’autore dell’immagine è il fotografo turco 59enne Burhan Ozbilici dell’agenzia Associated Press. Ha avuto il sangue freddo e la prontezza di scattare una foto di cronaca, a pochi metri dall’attentatore ancora armato.
“E’ stata una decisione molto molto difficile”, ha commentato Mary F. Calvert, membro della giuria. “Ma alla fine abbiamo avuto la sensazione che la foto dell’anno fosse un’immagine esplosiva che esprimeva veramente l’odio dei nostri tempi. Ogni volta che appariva sullo schermo dovevi quasi spostarti indietro, tanto è esplosiva».
Un altro giurato, João Silva, contestualizza ancora di più lo scatto: “Vedo il mondo in marcia verso l’orlo di un abisso. Questo è un uomo che ha chiaramente raggiunto un punto di rottura e dice di aver assassinato qualcuno che ritiene colpevole, un Paese che ritiene colpevole per quello che sta succedendo nella regione. Sento quello che sta succedendo in Europa, in America, in Estremo Oriente, in Medio Oriente, in Siria e questa immagine parla di questo. E’ la faccia dell’odio“.
Giovanna Calvenzi è una delle più importanti photo editor in Italia, in passato è stata anche membro della giuria del World Press Photo. Tiziana Ricci le ha chiesto un primo commento:
“In questa immagine, in una galleria d’arte, tutto è perfettamente composto, quasi teatrale. C’era già una luce preparata per le riprese televisive, è come se i soggetti avessero recitato davanti all’obbiettivo del fotografo. Ma è un’immagine di cronaca. Molto potente, talmente potente che sembra finta, cioè che gioca su questo registro di una realtà agghiacciante, alla quale d’istinto tendi a non credere, e che viceversa è più vera del vero.
L’immagine vincente del World Press Photo nasce sempre da una serie di compromessi e mediazioni. Non so come la giuria sia arrivata a questa determinazione. Da un punto di vista fotografico, è una lezione semplice quella che ci dà questa immagine, ma molto potente per l’utilità fotogiornalistica. Quindi certamente è ambigua. Tutti i primi premi, ogni anno, suscitano polemiche e questa non sarà da meno. Io sospendo il mio giudizio. Voglio pensarci un po’ di più”.
Ascolta l’intervista di Tiziana Ricci a Giovanna Calvenzi