Rinviata al 23 febbraio la decisione della Conferenza Stato Regioni sul “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia”.
Dal 1991 la caccia al lupo, che nel nostro paese era quasi estinto (un centinaio tra Alpi e Appennino), è stata vietata. Tale provvedimento ha portato la presenza di questo fondamentale carnivoro a una cifra oscillante tra 1500 e 2000.
Il piano, contenente una serie di misure volte alla gestione di questa presenza con particolare attenzione alla conflittualità con gli allevatori, prevede però l’abbattimento programmato del 5% di lupi.
Le principali associazioni ambientaliste Wwf, Enpa, Lav, Lipu, Lac, Legambiente, in realtà mai consultate dal Ministero dell’ambiente, si sono mobilitate per impedire che questa norma passasse raccogliendo migliaia di firme di semplici cittadini.
Regioni come Calabria, Campania, Lazio, Abruzzo, Piemonte, Friuli, Veneto, Puglia si sono dette contrarie o dubbiose.
Secondo stime (Wwf), i lupi uccisi illegalmente in Italia oscillano tra il 10 e il 15% della popolazione totale.
Sono 300 lupi l’anno, quasi uno al giorno. Sono tantissimi e sono tutte morti cruenti, per primi i bracconieri (fenomeno mai fermato) con i loro fucili, poi avvelenamenti, strangolamenti con lacci metallici, ferite delle tagliole che portano lentamente alla morte.
Massimo Vitturi, responsabile area animali selvatici della Lav – Lega antivivisezione dice “è un ottimo risultato, ma non possiamo abbassare la guardia, dobbiamo mantenere alta l’attenzione”