Approfondimenti

Per non dimenticare tra passato e presente

In questi giorni stanno uscendo al cinema una serie di film dedicati ai temi della shoah e dell’occupazione tedesca. Il tema è declinato da diversi punti di vista e in alcuni è molto presente l’infanzia e lo sguardo dei bambini sulla guerra e le persecuzioni naziste.

Nebbia in agosto di Kai Wessel è tratto dal romanzo omonimo di Robert Nomes e narra la storia vera di Ernst Lossa, un ragazzo di tredici anni disperso durante la guerra in Germania, mandato nell’ospedale psichiatrico gestito dal dottor Veit Hausen (interpretato dall’attore Sebastian Koch). Un luogo in cui venivano ricoverati i bambini deboli o affetti da malattie e che per ordine del fhurer venivano fatti morire con un programma di eutanasia. Girato tra le quattro mura dell’istituto il film segue la presa di coscienza da parte del ragazzo, sano e indispensabile insieme a pochi altri come lui per i lavori pesanti, di ciò che accadeva di nascosto in quel luogo. Claustrofobico e con un crescendo di tragedia, il film si sofferma sul senso di giustizia di Ernst e il suo tentativo di opporsi al programma nazista per salvare i suoi coetanei rinchiusi lì dentro e incapaci di difendersi.

Nebbia-In-Agosto

Austerlitz di Sergej Loznitsa prende ispirazione dell’omonimo libro di W.G. Sebald, andando a filmare le ondate di visitatori negli ex campo di concentramento. Quei luoghi vuoti e tombali, intrisi di storia e di sofferenza sono diventati musei e monumenti storici. “L’idea di fare questo film mi è venuta perché visitando questi luoghi ho sentito subito una sensazione sgradevole nel mio essere lì, sentivo che la mia presenza non fosse etica in posti simili” ha raccontato il regista. Il documentario, girato in bianco e nero, si fissa sull’ingresso davanti al cancello con la scritta Arbeit Macht Frei, all’interno dei forni crematori, attraversa le celle, le docce, i luoghi di prigionia, di tortura, di lavoro, di raccolta dei cadaveri. Luoghi ripresi con molta gente, con lo smartphone in mano, che si fa i selfie, che mangia e beve, vestita come se andasse in spiaggia. E tra loro le guide, che in lingue differenti cercano di descrivere l’orrore. Austerlitz lascia in molti momenti lascia interdetti per gli atteggiamenti dei turisti, ma la domanda che pone resta più importante: che cosa resta in queste persone dopo una visita così. Quando escono sono diversi da come sono entrati?  Un film importante.

https://www.youtube.com/watch?v=rV5Ev-lerBc

A German life di Christian Krones, un altro documentario. L’intervista a un adonna di 103 anni e che oggi ne ha 105. Il suo nome è Brunhilde Pomsel e ha lavorato a fianco a Joseph Goebbels, come sua segretaria al Ministero della Propaganda. Si è iscritta al partito nazional socialista a 22 anni ed è rimasta a lavorare con i nazisti fino alla caduta del Terzo Reich. Una vita e una storia raccontata in primissimi piani, stretti e in bianco e nero. Più scuro rispetto a quello di Austerlitz… La storia di una donna che ha avuto una vita intera per riflettere e provare rimorso e dolore per la pagina buia a cui ha preso parte quando era giovane.

Ascolta il commento sul film di David Bidussa

Bidussa film memoria

Il viaggio di Fanny di Lola Doillon. La storia incredibile di Fanny Ben-Am, riportata nel suo libro e trasposta al cinema dalla regista francese, figlia del cineasta Jacques Doillon. Ambientato durante l’occupazione nazista in Francia, quando i bambini ebrei dispersi e orfani di guerra venivano affidati a organizzazioni clandestine che li proteggevano nascondendoli dalle persecuzioni. Fanny è una dodicenne, che una volta scoperta dal nemico l’organizzazione che le dava conforto, è costretta a scappare verso la Svizzera con un gruppo di bambini da portare in salvo. Il film, adatto anche ai più piccola, descrive il viaggio di questi bambini resistenti, nascosti nei treni e nei camion, attraversando montagne e arraggiandonsi con ciò che trovavano per strada per non morire.

il_viaggio_di_fanny

La primavera di Christine di Mirjam Unger. Ambientato a Vienna nel 1945, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, quando l’Armata Rossa metteva radici nei luoghi appartenuti ai soldati tedeschi. Christine è una bambina di nove anni, vive in una città bombardata e senza soldi si trasferisce con la famiglia in una vecchia villa alla periferia di Vienna, presso la famiglia di un combattente tra le fila dei tedeschi e mai tornato a casa. In quel casolare, in cui vivono ancora la moglie e il figlio del soldato, mette radici una truppa dell’Armata Rossa; inizialmente con intenzioni bellicose, ma poi anche grazie alla curiosità e solidarietà di Christine, il gruppo si installa lì creando scompiglio con i loro atteggiamenti sguaiati e in preda all’alcool. Anche in questo film lo sguardo dell’infanzia trasmette leggerenza in un contesto drammatico e cupo.

La primavera di christine

  • Autore articolo
    Barbara Sorrentini
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    Il populismo d’Argentina. E’ quello che ha caratterizzato Jorge Maria Bergoglio durante i suoi dodici anni di pontificato. Scrive oggi sul quotidiano Domani, Nadia Urbinati, teorica della politica alla Columbia University di New York. «Figlio d’Argentina, culla del populismo, la retorica che taglia in due fatti e concetti, che arriva diritta alle emozioni, che non fa sconti perché il giusto e lo sbagliato devono stare o di qua o di là. Il populismo argentino fu social-nazionale in politica e conservatore nei valori. Così papa Francesco, che non ha avuto difficoltà a essere populista progressista nelle questioni sociali e conservatore in quelle morali, del resto coerenti ai principi della Chiesa di Roma». Bergoglio ha saputo tenere insieme lingue diverse. E non è detto che sia stata sempre una virtù. Papa Francesco ha tenuto insieme la lingua della Laudato Si’, che denuncia le ingiustizie contro l’ambiente, gli umani, che tiene insieme la crisi sociale e ambientale. Bergoglio ha tenuto insieme questa lingua con una lingua violentemente anti-abortista. Diceva nel settembre 2024: «un aborto è un omicidio, si uccide un essere umano», e «i medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari». Pubblica ha ospitato Rosa Fioravante, ricercatrice e docente di etica aziendale e delle organizzazioni; e Enrica Morlicchio, sociologa del lavoro, docente all’università Federico II di Napoli.

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    Nella puntata di A come Aprile del 22 aprile, a cura di Alessandro Braga, abbiamo ospitato Lorenza Ghidini, che ci ha parlato delle iniziative di Radio Popolare in vista dell’80esimo anniversario della Liberazione. Abbiamo proposto l’intervista a Giorgio Ferrari Bravo, che aveva dieci anni nel 1945 ed era a Milano il giorno della Liberazione. Infine Marcello Lorrai ci ha raccontato la storia del musicista Alberto Rabagliati.

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