C’è anche il presidente dell’Anpi di Pavia Claudio Spairani tra i cinquanta indagati per aver partecipato al presidio antifascista del 5 novembre scorso.
Quella sera un intero quartiere di Pavia divenne zona rossa, la Questura autorizzò un corteo della destra neofascista per ricordare un militante missino ucciso negli anni Settanta e vietò il presidio degli antifascisti.
L’Anpi invitò alla disobbedienza civile e con gli antifascisti pavesi decise di manifestare lo stesso a ridosso della zona rossa. Parteciparono al presidio anche il sindaco di Pavia Massimo De Paoli e alcuni assessori.
Per permettere il passaggio del corteo neofascista la polizia caricò, gli antifascisti presero le manganellate, ci furono alcuni contusi e un ferito alla testa con otto giorni di prognosi, il docente di fisica e primo ricercatore del CNR Paolo Walter Cattaneo. Anche lui è tra gli indagati.
Ora arriva il resto del conto con queste cinquanta denunce. Quella sera scese in piazza un fronte ampio, unitario, anomalo per certi versi, dal Pd, all’Anpi, alle associazioni antifasciste, i partiti della sinistra radicale, i centri sociali e tanti cittadini comuni. Tutti sfidarono il divieto della Questura.
“Le denunce sembrano una punizione esemplare verso chi ha scelto di stare in piazza nonostante i divieti” dicono alcuni tra gli antifascisti pavesi.
“C’è persino l’istigazione a delinquere, una cosa ridicola accusare l’Anpi di istigare a delinquere” ci dice rammaricato Claudio Spairani, il presidente dell’Anpi indagato. E la disobbedienza, il presidio fatto nonostante i divieti della Questura? “Rifarei tutto” dice Spairani.
L’intervista al presidente dell’Anpi di Pavia Claudio Spairani:
Sono otto le accuse mosse contro gli antifascisti, sommate potrebbero arrivare a 35 anni di carcere. Si va dalla resistenza a pubblico ufficiale, all’istigazione a delinquere, all’istigazione a disobbedire alle leggi, alla violenza, all’oltraggio a pubblico ufficiale e a un corpo amministrativo, politico o giudiziario dello Stato.
“Vengono contestati reati disapplicati da decenni, come l’istigazione a disobbedire alle leggi” dice Luca Casarotti, giurista, anche lui dell’Anpi pavese. “Per come sono andate le cose era ipotizzabile una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, il resto è sconcertante”.
L’intervista a Luca Casarotti: