Cinque anni fa naufragava la Costa Concordia. La nave andò a sbattere su uno scoglio all’isola del Giglio e morirono 32 persone. Per quella tragedia il comandante Francesco Schettino è stato condannato in appello a 16 anni, ma pochi giorni fa la procura generale di Firenze – che ne voleva 27 – ha chiesto l’annullamento della sentenza. Oggi le commemorazioni con il sindaco Sergio Ortelli, che guidava il Comune anche il 13 gennaio 2012.
Come ricorda quella notte?
Sono passati cinque lunghissimi anni e il ricordo dovrebbe essere più lieve. Invece è ancora forte. In questi giorni i familiari delle vittime continuano a chiamarmi e scrivermi, non solo per l’anniversario, ma anche per ricordare l’accoglienza della nostra popolazione. Ho ancora in mente lo sbarco sul molo, in particolare gli anziani e i bambini, molti bagnati e in preda al panico.
Quali sono le commemorazioni programmate?
È prevista una messa, poi una barca andrà a gettare una corona di fiori nel punto in cui la nave si incagliò. Lo schianto fece 32 vittime, a cui aggiungo un operaio morto durante i lavori successivi. Come tutti gli anni alle 21, 45 minuti e 7 secondi suoneranno le sirene, per ricordare il momento esatto del disastro.
I familiari delle vittime ci saranno?
Purtroppo no, perché le condizioni meteo non sono buone e gli ospiti che dovevano arrivare da fuori non potranno venire. Per questo ci sarà anche una messa sulla terraferma, a Porto Santo Stefano, nel comune di Monte Argentario. Quella notte la sua popolazione contribuì molto all’accoglienza dei sopravvissuti, come fecero anche gli abitanti di Orbetello e Capalbio.
Cosa è rimasto al Giglio di questa tragedia?
Sicuramente una ferita, perché un evento simile non si può cancellare. C’è anche un aspetto, però, che definisco positivo: essere riusciti a liberare l’area da una nave che pesava 112mila tonnellate, lasciando il mare perfettamente pulito. Credo che entro aprile finirà l’ultima fase, la sistemazione dei fondali. Poi restituiremo la zona al turismo e ai gigliesi.
Ascolta l’intervista a Sergio Ortelli