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L’operazione Vivendi vista dalla politica

Tutti i partiti, ad eccezione dei Cinque stelle, si sono schierati in difesa di Mediaset e contro una scalata che già ieri il governo definiva ostile e inappropriata.

Se nelle prime ore era stata solo la voce del ministro dello Sviluppo economico Calenda a levarsi contro l’operazione di Vivendi, poi tutti si sono schierati, anche nelle opposizioni. Più prevedibile la difesa di Mediaset da parte della Lega, a causa dell’alleanza politica con Berlusconi, meno scontata la difesa da parte di esponenti come Fassina: “Il nostro Paese – sostiene il deputato di Sinistra italiana – non può continuare a essere il supermarket per le imprese straniere, è necessario porre un argine alla colonizzazione finanziaria”.

Sulle misure per vigilare si vedrà nei prossimi giorni, già l’Agcom ha rilevato il rischio di una concentrazione anomala nelle mani di Vivendi per il controllo di Mediaset e Telecom, ma il governo più in generale teme il contagio anche su altro: “Non è in gioco solo l’azienda di Berlusconi, la partita è molto più grossa – avrebbe detto Gentiloni – non possiamo stare a guardare”.

Il pericolo starebbe nel passaggio tra i due governi e nella percezione tra gli investitori stranieri di un Paese ancora più fragile e quindi con maggiore possibilità di assalti finanziari da parte del mercato internazionale.

Per questo la necessità di dare un messaggio di un Paese forte, a difesa di un’impresa che da sempre i politici hanno considerato “patrimonio del Paese”. Che poi il leader di questa azienda, Berlusconi, sia stato per vent’anni e lo sia ancora al centro della politica rafforza per molti questa posizione.

E’ per esempio l’atteggiamento e la posizione dei Cinque stelle che vedono la difesa di Mediaset da parte del governo solo come scambio di favori tra partiti, ma non tutti tra i Cinque stelle sono della stessa opinione. Danilo Toninelli, che negli anni, con discrezione, ha tessuto i contatti e le proposte di riforme e di legge elettorale del Movimento, la pensa in un altro modo: “il governo deve intervenire e bloccare, ha detto, non sono questi gli affari che possono favorire la nostra economia”.

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    Anna Bredice
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    Sessantotto lavoratori e lavoratrici della ristorazione licenziati. Grandi Stazioni Retail ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto con Sarf, la società che da anni gestisce alcuni esercizi commerciali negli spazi della stazione Centrale di Milano. Da qui l’annuncio dei licenziamenti. I sindacati hanno indetto la prima di una serie di giornate di sciopero e oggi hanno fatto un presidio in piazza Duca d’Aosta, vicino all’ingresso della stazione. Abbiamo intervistato Valeria Cardamuro, segretaria della Uiltucs Lombardia.

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