La direzione del Partito Democratico convocata per oggi potrebbe essere la prima occasione dove lo scontro interno si manifesterà pubblicamente.
Un’anticipazione dell’assemblea nazionale di domenica.
E sarà un faccia a faccia contestuale alla nascita del “Gentiloni uno” che fotografa un nuovo equilibrio nel Pd.
La corrente di Dario Franceschini, Area Dem, assume un peso maggiore nel Governo e ancora più grande nel partito, dopo il successo della mediazione che ha consentito all’esecutivo di nascere. I renziani si ridimensionano anche se rimangono la maggioranza. L’uscita di scena dei ministri più indigesti, Boschi alle Riforme (potrebbe diventare sottosegretaria alla presidenza del Consiglio), Giannini alla scuola e soprattutto Poletti al Lavoro dovrebbe, nei calcoli, consentire di tentare un recupero “a sinistra” per calmare gli animi in vista del congresso.
Le minoranze, in ogni caso, vanno all’attacco.
Davide Zoggia ha chiesto che Renzi si dimetta da segretario in vista del congresso, affermando che così prevede lo statuto. I renziani smentiscono e il presidente Orfini dà loro ragione, prendendosela a sua volta con i bersaniani: “la mucca è entrata nel corridoio quando Bersani ha sostenuto Monti” ha affermato.
Le minoranze non hanno ancora una candidatura di tutti. A preoccupare Renzi, piuttosto, potrebbe essere lo stesso Gentiloni.
Il suo braccio destro, Michele Anzaldi, dice oggi: “sulla scuola abbiamo perso un sacco di voti e poi va riaperto il dialogo coi sindacati“.