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Dai magistrati egiziani tutte le carte

A poco meno di un anno dalla scomparsa e dall’uccisione di Giulio Regeni – e dopo mesi di pressanti richieste – tutti i documenti raccolti dai magistrati egiziani sulla morte del ricercatore italiano sono stati consegnati al procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone e al sostituto Sergio Colaiocco. Lo hanno fatto sapere in un comunicato congiunto le due delegazioni di inquirenti che si sono incontrate a Roma. Si tratta di centinaia e centinaia di pagine scritte in arabo che verranno tradotte e analizzate dai poliziotti dello Sco e dai carabinieri del Ros che coordinano le indagini.

Secondo Amnesty Italia, che sin dall’inizio ha seguito il caso e lanciato la campagna “Verità per Giulio Regeni”, si tratta di un passo importante ma l’obiettivo resta l’ammissione di responsabilità da parte delle forze di sicurezza egiziane.

“Mi pare che da questo incontro emerga sempre una certa lentezza nel fare passo dopo passo”, commenta il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury. “Dai documenti emerge questa figura del capo del sindacato degli ambulanti, Mohamed Abdallah, che diventa una sorta di deus ex machina perché, risulta che, sin dall’inizio e poi quasi fino al 25 gennaio, abbia avuto incontri con Giulio Regeni. A volte ha anche registrato questi incontri, ha dato il tutto alla polizia, ha fatto una denuncia. Resta però il fatto che dal 25 gennaio, giorno della scomparsa, Giulio non è stato più soggetto al sindacato degli ambulanti ma è stato portato in centri di detenzione dello Stato, dove è stato torturato e ucciso. Quindi bisogna fare quel salto avanti e arrivare a quella piena ammissione che ci sono delle responsabilità da parte delle forze di sicurezza egiziane”.

Nonostante la collaborazione delle autorità del Cairo nell’inchiesta su Regeni, l’Egitto resta un Paese che viola sistematicamente i diritti umani.

“Proprio mercoledì mattina, il 7 dicembre, – dice Riccardo Noury – c’è stato un arresto molto molto preoccupante, quello di Azza Soliman, fondatrice del Centro per l’assistenza legale alle donne egiziane, una delle più importanti Ong dell’Egitto. E’ stata arrestata per il suo lavoro in difesa dei diretti umani. Lei, tra l’altro, con la sua organizzazione è al centro di quella maxi inchiesta iniziata nel 2011 contro le Ong, a causa di presunti o reali finanziamenti dall’estero – quando non c’è nulla di male a chiederli. Il giudice dovrà decidere, nel giro di poche ore se confermare il suo arresto o se rilasciarla su cauzione. Un’incriminazione ce l’avra sicuramente: consideriamo che Azza Soliman ha già avuto il congelamento dei beni patrimoniali, un divieto di espatrio e da ultimo, il 19 novembre, le è stato impedito di andare in Giordania, dove avrebbe preso parte a un seminario di formazione sui diritti delle donne nell’islam”.

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    1) Il gabinetto di sicurezza israeliano approva l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Fino a domenica, però, le bombe continueranno a cadere. Più di 100 persone sono state uccise nella striscia dall’annuncio dell’accordo. (Anna Momigliano - Haaretz, Francesco Sacchi - Emergency, Anna Meli - Cospe) 2) Fentanyl, Taiwan e Tik Tok. Donald Trump e Xi Jinping parlano al telefono per la prima volta dal 2021. “Risolveremo tutti i problemi insieme” dice Trump, mentre la corte suprema statunitense conferma il bando di TikTok. (Gabriele Battaglia) 3) La Geopolitica dell’AI. Washington cerca di mantenere il suo vantaggio nella battagli per l’intelligenza artificiale. (Marco Schiaffino) 4) La legge di depenalizzazione dell’aborto in Francia compie 50 anni. Il discorso di Simon Veil, pronunciato davanti ad un’Assemblea tutta maschile, fece la storia. 5) Mondialità. La sconfitta della diplomazia e la geopolitica nel frullatore. (Alfredo Somoza)

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    Sessantotto lavoratori e lavoratrici della ristorazione licenziati. Grandi Stazioni Retail ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto con Sarf, la società che da anni gestisce alcuni esercizi commerciali negli spazi della stazione Centrale di Milano. Da qui l’annuncio dei licenziamenti. I sindacati hanno indetto la prima di una serie di giornate di sciopero e oggi hanno fatto un presidio in piazza Duca d’Aosta, vicino all’ingresso della stazione. Abbiamo intervistato Valeria Cardamuro, segretaria della Uiltucs Lombardia.

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