Mezz’ora di colloquio al Quirinale per confermare l’intenzione di dimettersi, ma dimissioni ufficiali subito dopo l’approvazione della legge di bilancio.
Questo l’esito dell’incontro tra Renzi e Mattarella. Il Presidente del Consiglio ha dovuto frenare di qualche giorno la spinta a lasciare tutto, annunciata subito dopo la sconfitta. Nel primo colloquio in mattinata il Capo dello Stato ha chiesto di rispettare le scadenze fondamentali e la legge di stabilità, con il rischio di un esercizio provvisorio e gli occhi puntati di Bruxelles, lo è.
Per questo il governo politicamente non c’è più, il Capo dello Stato ne ha preso atto, ma solo nei prossimi giorni lascerà, dando il via alle consultazioni. Oggi al Senato l’intenzione del governo sarà di chiedere una fiducia tecnica, da votare in poche ore, anche se le opposizioni dicono di no.
Dal fine settimana, se i tempi sono questi, a Mattarella non resta altro che iniziare le consultazioni, sapendo però che le intenzioni per ragioni diverse tra loro vanno tutte orientandosi verso un governo molto breve, con l’incarico di rivedere la legge elettorale, magari solo prendendo atto delle modifiche introdotte dalla Corte Costituzionale, e andare al voto ancora in inverno.
Alfano ha annunciato ieri sera l’ipotesi di voto a febbraio, una rapidità che è condivisa soprattutto dallo stesso Renzi, che non vuole perdere tempo e terreno, ma per ragioni opposte anche dal movimento Cinque stelle e dalla Lega, che si ritengono vincitori. In base a queste valutazioni che faranno i gruppi, Mattarella dovrà scegliere a chi affidare l’incarico traghettando il governo dalla crisi al voto.