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Referendum: i rischi di una perenne campagna elettorale

L’attesa per il risultato è forte. Non può essere altrimenti. Negli ultimi sei mesi questo referendum ha condizionato la vita del paese. L’esito avrà conseguenze. Probabilmente non quelle drammatiche rilevate dai due schieramenti, o da una parte della stampa nazionale e internazionale,  ma il passaggio sarà indubbiamente importante.

Il dopo, in apparenza, sembra essere un’incognita. In realtà, a seconda del risultato, le soluzioni potrebbero essere molteplici. Vedremo cosa farà Matteo Renzi in caso di vittoria o di sconfitta. Vedremo come Sergio Mattarella gestirà il delicato momento, ma i toni della campagna elettorale non devono ingannare:  gli scenari sono già stati delineati.

Se vincerà il Sì, Matteo Renzi incasserà la “sua” vittoria e deciderà se eventualmente monetizzarla andando a elezioni anticipate (ipotesi che lo stesso presidente del consiglio ha pubblicamente smentito). Se, invece, ci sarà un’affermazione del No, è probabile che Mattarella rimandi Renzi davanti alle Camere.

Sarà comunque lui a decidere cosa fare in caso di sconfitta. Non andrà a casa. Valuterà quale è la strada migliore per prendersi la rivincita (governo guidato da un renziano e poi elezioni oppure, rimanere a Palazzo Chigi e poi, dopo aver fatto una nuova legge elettorale per il Senato, andare alle urne).

In fondo, il rischio maggiore è proprio questo: un paese in ostaggio di una perenne (e brutta, se pensiamo a quest’ultima) campagna elettorale. Dove le priorità vere, ma anche l’attuazione delle politiche scelte, la loro riuscita o il loro fallimento, diventano fattori marginali, occultati da una cortina fumogena di slogan, insulti, bufale mediatiche, e da una personalizzazione estrema della politica, come è avvenuto in queste settimane, che poi sfocia nella delegittimazione dell’avversario.

I protagonisti di questo scontro, primi tra tutti Matteo Renzi e Beppe Grillo (perché la partita è tra questi due) potranno anche beneficiare di questo clima in termini di mobilitazione del loro elettorato e di conquista di consenso, ma in questo calderone dove vanno a finire le priorità (lavoro, ripresa economica, diritti sociali) del paese? Noi le abbiamo viste sparire negli ultimi sei, otto mesi. Quando riemergeranno ?

 

 

 

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    Redazione
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    Sessantotto lavoratori e lavoratrici della ristorazione licenziati. Grandi Stazioni Retail ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto con Sarf, la società che da anni gestisce alcuni esercizi commerciali negli spazi della stazione Centrale di Milano. Da qui l’annuncio dei licenziamenti. I sindacati hanno indetto la prima di una serie di giornate di sciopero e oggi hanno fatto un presidio in piazza Duca d’Aosta, vicino all’ingresso della stazione. Abbiamo intervistato Valeria Cardamuro, segretaria della Uiltucs Lombardia.

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