Incassato il sì di Prodi, anche se espresso con poco entusiasmo e qualche perplessità, ma comunque un sì, ora a Palazzo Chigi si cerca di capire quanto l’annuncio di Prodi possa spostare a favore di una vittoria del sì, e che tipo di elettori potrà convincere.
A vedere le reazioni di soddisfazione di Renzi e lo stupore invece della cosiddetta “ditta” che non si aspettava un annuncio ufficiale, si capisce che la dichiarazione del fondatore dell’Ulivo ha la possibilità di convincere i dubbiosi, gli affezionati all’idea originaria che portò alla nascita del Partito Democratico, un marchio di appartenenza che la stessa minoranza ora pensava di poter rappresentare, di fare proprio, rispetto ad un partito che è diventato ad immagine renziana.
Prodi ha affidato il sì, benché sofferto, a una nota. Non è chiaro se la volontà fino a qualche giorno fa di restare in silenzio, sia cambiata per sua convinzione o per un possibile pressing affinché rendesse pubblico il suo voto. Dichiara che la riforma manca di profondità e di chiarezza, ma che il referendum si è anche trasformato in una rissa che ha trasmesso un senso di debolezza che può risultare dannoso. Per questo si espone, sperando che il voto a favore possa rafforzare le regole democratiche, unite anche ad necessaria riforma della legge elettorale.
Ma se c’è un legame che Prodi vede tra la sua storia e quella di Renzi è nella volontà riformatrice, e nella sua nota ricorda che l’Ulivo era stato una sfida a superare le vecchie impostazioni partitiche nonostante i cambiamenti epocali in corso. Un progetto che, con amarezza, ricorda quanto sia stato affondato da chi poi lo ha negato o strumentalizzato. C’è amarezza, c’è uno sguardo distaccato sugli eventi di oggi, c’è anche la conferma di ferite non rimarginate, come è stata la fine del suo governo e il tradimento dei 101.
Ma è un Prodi a cui sembra stare più a cuore la presunta stabilità dell’Italia negli assetti europei, per lui che ha avuto un ruolo importante nelle istituzioni europee, piuttosto che l’ignoto che a suo modo di vedere potrebbe aprirsi con la vittoria del no.
Da adesso fino a domenica i sondaggisti e i partiti dovranno valutare quanto questo annuncio potrà spostare dentro al Pd, ma anche nel centrodestra.